Colpiti da tumore quando erano ancora bambini, dopo 33 anni decidono di ritrovarsi per festeggiare
Sopravvissuti al tumore che aveva colpito ognuno di loro quando erano ancora solo dei bambini, nei lontani anni '80, si sono ritrovati dopo oltre 30 anni per festeggiare. È la storia di Michele Birro, Ottavio Demontis e Francesca Pecoraro, che nel 1985 erano di stanza tutti insieme all'istituto Rizzoli di Bologna e che ora vivono rispettivamente a Ospedaletto Euganeo, Baveno e Nuoro. Sarcoma osseo il grave tumore in fase avanzata che hanno dovuto affrontare e che hanno affrontato con successo. "Eravamo bambini, la scienza non aveva gli strumenti di oggi e i centri specializzati erano rari: ci davano poche possibilità di vita», racconta Michele, «eppure abbiamo lottato e abbiamo trovato persone speciali e ora, per la prima volta dopo 33 anni, abbiamo deciso di ritrovarci per celebrare quello che per noi è davvero un anniversario di vita", raccontano i tre amici, che per festeggiare si sono dati appuntamento a Baveno, sul lago Maggiore, un incontro con tanto di ospite speciale: la caposala Vincenza Pisapia, che allora lavorava al Rizzoli di Bologna e che aveva seguito proprio i tre piccoli degenti nel 1985.
"Quella che per noi, prima che un’infermiera, è stata una seconda mamma, eravamo tutti ricoverati all’istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, sotto la cura del professor Mario Campanacci. Quello era uno dei pochi centri specializzati. Eravamo bambini e abbiamo dovuto subire stress fisici e psicologici impensabili, a partire dai dodici mesi costretti su un letto d’ospedale", racconta Michele parlando di Vincenza, che ora ha 70 anni.
Michele, affetto da sarcoma al femore, quell'anno subì 18 sedute di chemioterapia e 8 interventi chirurgici, compreso quello finale che gli ha amputato la gamba: "Mi era stato chiesto di scegliere: o rischiare la cancrena a vita, o rimanere senza gamba e sperare che dopo l’amputazione non arrivasse qualche infezione letale. Non ho avuto dubbi", ha spiegato. Ottavio Demontis, invece, scelse la strada della non amputazione, mentre la Pecoraro fu costretta a numerosi interventi di riduzione ossea al braccio. Nel corso dell’incontro, molto toccante, i tre hanno indossato un t-shirt stampata per l’occasione con la scritta “Vivere”, mentre all’ex caposala è stato consegnato un attestato di riconoscenza per il servizio prestato: "Eravamo solo dei bambini che imparavano a capire cos’era il dolore, e lo facevano in maniera così traumatica. Per noi è stato fondamentale avere attorno persone come Vincenza e come i medici e gli infermieri incontrati nei nostri percorsi di cura. Se siamo vivi, e se abbiamo lottato con forza, è grazie a noi, alle nostre famiglie ma anche a loro, Guardandoci alle spalle, abbiamo davvero di che gioire e ora poco ci fa paura", conclude Michele.