Cogne, i misteri irrisolti del caso
Annamaria Franzoni è una donna libera, ha scontato 11 dei 16 anni della pena inflitta dal tribunale ed è tornata a casa dai due figli e del marito, che non l'hanno mai abbandonata. Quanti sono ancora, dopo quasi 17 anni, i punti oscuri del delitto? Sebbene sia stata giudicata l'assassina del figlioletto di tre anni, ucciso nel lettone della villa di Cogne il 30 gennaio 2002, Franzoni si è sempre proclamata innocente. Ecco quali sono gli elementi utilizzati dalla sua difesa al processo.
L'arma del delitto
Secondo l'accusa Samuele fu colpito 17 volte con un oggetto contundente mai ritrovato sulla scena del delitto né nelle vicinanze. Si tratta di un oggetto, verosimilmente un utensile per il giardinaggio, dotato di manico. Che fine ha fatto? In tutti questi anni non è mai stato trovato, tuttavia la difesa, avvalendosi dell'ausilio degli esperti dell' Istituto Europeo di Scienze Forensi, ha paventato un'altro scenario. Non sarebbe stato un attrezzo da giardinaggio, ma un arnese con la testa "tonda e vuota all'interno", che ruotando intorno a se stesso avrebbe colpito la vittima non 17 volte, ma almeno la metà.
Le macchie di sangue
Sono state la prova regina al processo, l'elemento che oltre ogni alto ha provato la colpevolezza di Annamaria. L'assassino indossava il suo pigiama, macchiato di schizzi di sangue da spruzzamento, l'assassino è Annamaria. La difesa però, ha concluso diversamente: il pigiama si è macchiato perché era presente sul letto, nella posizione in cui era stato collocato l'aggressore, ma non indosso alla mamma di Samuele, bensì appoggiato sul letto. L'aggressore, per la difesa, non ha colpito inginocchiato sul letto, ma in posizione laterale rispetto al letto.
L'orario del delitto
Samuele aggredito prima del passaggio dello scuolabus, Samuele aggredito durante l'assenza di Annamaria per accompagnare il figlio maggiore Davide allo scuolabus (8-16 alle 8-24). Per l'accusa valida è la prima tesi; per la difesa, invece, la seconda. Annamaria, per i suo avvocati, non avrebbe avuto il tempo di colpire suo figlio, lavarsi, uscire ad accompagnare Davide al pulmino e poi tornare per chiamare i soccorsi. Annamaria, per i suoi avvocati, sarebbe stata assente da casa mentre il bambino veniva aggredito da mano ignota. In realtà i medici legali collocano l'ora dell'aggressione prima dell'uscita da casa della Franzoni, quando era ancora in abiti da camera.
Favoreggiamento e depistaggi
Se l'arma è sparita da casa Franzoni-Lorenzi, tanto da non essere ritrovata neanche nei giorni successivi, qualcuno deve averla portata via. Chi ha avuto l'opportunità di farlo? Secondo alcuni la stessa Annamaria avrebbe provveduto a disfarsi dell'arma, secondo altri invece sarebbe stata aiutata, anche in una fase successiva, quella concitata e convulsa dei soccorsi. La domanda resta: qualcuno ha aiutato Annamaria?