Cocò, ucciso e bruciato a 3 anni dalla ndrangheta: Cassazione conferma ergastolo per i due killer
La Corte di Cassazione ha confermato l'ergastolo per Fausto Campilongo, di 43 anni, e Cosimo Donato 42 anni, ritenuti i responsabili di concorso nel triplice omicidio di Cassano allo Ionio nel quale restò barbaramente ucciso Nicola "Cocò" Campolongo, il bimbo di 3 anni assassinato nelle campagne di Cassano allo Ionio insieme al nonno, Giuseppe Iannicelli e a una donna marocchina, compagna dell'uomo, Betty Taoussa, nel gennaio del 2014. La sentenza è dunque definitiva e conferma quanto deciso in primo e secondo grado, prima a Cosenza e poi a Catanzaro.
L'omicidio di Cocò
Il piccolo Cocò fu assassinato nelle campagne di Cassano allo Ionio insieme al nonno, Giuseppe Iannicelli e alla compagna di quest'ultimo, Betty Taoussa, di origini marocchine, nel gennaio del 2014. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti l'uomo aveva dei conti in sospeso con la ‘Ndrangheta e quel giorno doveva incontrare qualcuno. Conosceva i rischi ai quali andava incontro. Così aveva deciso di portare con sé il nipotino, conoscendo bene il “codice mafioso” per il quale i bambini non si toccano. Il primo ad essere freddato dai killer è proprio Iannicelli dopo essere uscito dalla macchina, quindi sparano alla donna e infine a Cocò seduto nel sedile posteriore della Fiat Punto. I corpi delle vittime vennero poi dati alle fiamme all’interno della vettura, rinvenuta in contrada “Fiego”, nel territorio del comune del Cosentino. Un triplice omicidio che sconvolge l'Italia e che spinge Papa Francesco a scomunicare i mafiosi durante una visita a Sibari, davanti a più di 200 mila persone.
La condanna dei killer del bambino
Gli indagati del delitto sono Campilongo e Donato, che spacciavano droga per lo stesso Iannicelli. I due erano stati incriminati nel 2015 per strage e distruzione di cadavere e nel 2019 condannati all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Cosenza. Ieri è arrivata la sentenza definitiva in Cassazione.