Cloe Bianco, la professoressa suicida, vittima di transfobia. L’addio sul blog: “Qui finisce tutto”
“Oggi la mia libera morte, così tutto termina di ciò che mi riguarda. Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte”. Recita così l'inizio del breve messaggio d'addio lasciato da Cloe Bianco, la professoressa che il 10 giugno si è tolta la vita dando al fuoco al camper in cui viveva. Il suo cadavere, ormai carbonizzato, è stato ritrovato all'alba di sabato: era parcheggiato a lato della strada regionale tra Auronzo e Misurina (Belluno).
Poche righe, quelle scritte da Cloe prima di suicidarsi, condivise sul blog al quale ha affidato anche le immagini del testamento ma dove soprattutto ha raccontato il suo dolore, cresciuto negli anni e causato dall'impossibilità di essere se stessa, perché il mondo tentava continuamente di “annientarla”. Cloe era una donna transgender e insegnava all'istituto di Agraria “Scarpa-Mattei” di San Donà di Piave. Era un giorno del 2015 quando decise di entrare in aula indossando una gonna e dei tacchi, mostrandosi non più come l'insegnante che tutti avevano conosciuto fino a quel momento, ma rivelando finalmente se stessa. “Cari ragazzi da oggi mi chiamerete Cloe”, aveva spiegato ai suoi alunni.
Una delle sue alunne raccontò però tutto al padre che decise di rivolgersi alla scuola prima e all'assessore regionale all'Istruzione Elena Donazzan (FDI) poi per denunciare la cosa. L'assessore definì l'accaduto una “carnevalata” chiedendosi: “Ma davvero la scuola si è ridotta così?”. Intanto l'istituto prese provvedimenti sospendendo Cloe e relegandola successivamente in segreteria. A nulla valse il ricorso presso il Tribunale del lavoro di Venezia: pur «senza voler criticare una legittima scelta identitaria sognata da Bianco dall'età di cinque anni», il presidente decise che la sospensione inflitta dalla scuola «era giusta» perché l'outing in così breve tempo, senza preparare adeguatamente le scolaresche, non fu «responsabile e corretto».
Col tempo Cloe si è allontanata dal suo lavoro e dagli affetti e ha iniziato a scrivere sul suo blog condividendo il dolore causato dal rifiuto, quello che la società aveva inflitto alla sua vera identità. La sofferenza, i pregiudizi. Cloe vittima di transfobia e morta suicida nel camper che era diventato per lei casa: “In quest'ultimo giorno ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco, gustando per l'ultima volta vini e cibi che mi piacciono – si legge nel posto di addio – questa semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall'ascolto di buona musica nella mia piccola casa con le ruote, dove ora rimarrò. Ciò è il modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto”.