Clochard usato come bersaglio e ucciso da 3 giovani per provare la pistola: “Dopo il delitto ridevano”
“Durante la videochiamata dopo il delitto ridevano e dicevano ‘Vedi cosa abbiamo fatto’”, è la terribile testimonianza di un collaboratore di giustizia il cui racconto ha contribuito all’arresto dei 3 giovanissimi presunti responsabili dell’omicidio di Singh Nardev. Per la morte del 38enne senzatetto, ucciso con un colpo di pistola in un casolare abbandonato di Ceglie del Campo, frazione di Bari, la sera del 31 maggio 2024, venerdì sono stati arrestati tre giovanissimi, uno dei quali minorenne.
“Hanno sparato contro un bersaglio umano per provare una pistola a salve e modificata che avevano acquistato da poco” ha spiegato il procuratore di Bari, Ciro Angelillis. Secondo l’accusa, un 21enne e due 17enni all’epoca dei fatti avevano raggiunto il casolare abbandonato in cui la vittima aveva trovato rifugio sapendo che era riparo di alcuni stranieri senzatetto.
I tre giovani avrebbero fatto rumore per fare uscire qualcuno. Due occupanti del locale hanno sentito un richiamo provenire dall’esterno e si sono affacciati e a quel punto sono partiti gli spari. Il 38enne è stato raggiunto da uno dei proiettili esplosi ed è stato ucciso.
Stando a quanto emerso dalle indagini, a premere il grilletto sarebbe stato il 21 anni, rampollo di una famiglia criminale barese e a lui sono state contestate le aggravanti. Secondo lo stesso testimone di giustizia, però, dopo i fatti vi era stato un tentativo di fare ricadere la colpa su uno dei 17enni che sarebbe stato il capro espiatorio in cambio di sostegno in carcere ma lui avrebbe rifiutato la proposta della famiglia del 21enne. Altri tre giovani inoltre sono indagati a piede libero per aver aiutato i tre nella fuga successiva.
“Una vicenda che sconvolge perché questa s’iscrive nella cronaca recente che registra fatti di sangue commessi da ragazzi e un movente diverso dalla casistica a cui siamo abituati: denaro, vendetta, gelosia. In questo caso per passatempo e noia” ha dichiarato il procuratore a cui fa eco il capo della squadra mobile di Bari: “Incapaci di capire il disvalore sociale e morale delle loro condotte”.