Clima, le previsioni dell’Onu sono peggio del previsto: e il tempo per evitare il collasso è pochissimo
Il prossimo 30 novembre si apre Cop28, ovvero la ventottesima conferenza mondiale con al centro l'emergenza climatica, e dalle Nazioni Unite arriva un nuovo, drammatico appello, a fare in fretta perché è già tardi. Secondo le stime, nonostante le promesse e gli impegni, troppo poco si è fatto per limitare l'utilizzo del combustibile fossile e l'immissione di gas climalteranti nell'atmosfera, con la conseguenza che gli obiettivi fissati dagli Accordi di Parigi sarebbero già oggi ritenuti irraggiungibili: entro fine secolo la temperatura media del pianeta è stimato che salirà tra due 2,5° e 2,9°. Dopo i 2° di aumento c'è sostanzialmente l'ignoto: ogni modello previsionale è insufficiente a immaginare quali saranno le conseguenze.
Si tratta di un aumento ben al di sopra del grado e mezzo di aumento di temperatura media, considerato dagli scienziati una soglia di sicurezza entro la quale l'adattamento al cambiamento climatico è sostanzialmente possibile, nonostante gli sconvolgimenti già in atto.
È bene ricordarlo: anche un solo di riscaldamento globale basta a stravolgere il mondo. Se sfiorassero i tre gradi non abbiamo idea di che pianeta avremmo di fronte, tutto questo nell'arco di neppure ottant'anni.
Il verdetto dell'Emission Gap Report del 2023 è senza appello: "La piena attuazione dei contributi nazionali incondizionati, previsti dall’Accordo di Parigi, consentirebbe al mondo di limitare l’aumento della temperatura a 2,9 gradi rispetto ai livelli preindustriali in questo secolo". La situazione non migliora se ci aggiungiamo l'attuazione degli impegni finanziati a livello internazionale: la soglia di aumento scende a 2.5°. Ancora decisamente troppo poco, serve fare molto di più di quello previsto.
Secondo l'Unep (UN Environment Programme) che realizza il rapporto, vedere aumentare la temperatura a "solo" 2° è ancora possibile, ma sarebbe necessario che almeno i paesi del G20 raggiungessero gli obiettivi Net Zero (ovvero l'equilibrio riferisce all'equilibrio tra la quantità di gas a effetto serra rilasciati nell'atmosfera e la quantità di gas a effetto serra rimossi) in fretta, ma al momento tutto ciò appare "irrealistico". Le possibilità di mantenere l'aumento di temperatura entro l'1,5° poi è stimata solo nel 14%.
È con questo documento davanti agli occhi che il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guteres ha lanciato il suo, ennesimo, appello ai leader mondiali constatando amaramente: "Tutto questo è un fallimento della leadership, un tradimento dei più vulnerabili e un’enorme opportunità mancata".
Per la prima volta venerdì 17 novembre 2023, si sono registrati 2° in più di temperatura media globale al di sopra dei livelli pre industriali. Nel 2023 – che si prepara a essere battezzato come l'anno più caldo della storia – già sono stati nei primi 86 i giorni con temperature superiori a 1,5 gradi, e questo solo nei primi nove mesi. I cambiamenti accelerano, ma non le risposte della politica globale che continuano a essere un troppo lente.
Ma cosa andrebbe fatto? Su questo non c'è dubbio: ridurre drasticamente l'utilizzo dei combustibili fossili, non domani, subito. Occhi puntati dunque su Dubai, dove i negoziati saranno guidati dal ministro dell'Economia degli Emirati Arabi Uniti, che è anche il Ceo di una compagnia petrolifera. Non proprio un buon auspicio.