Claps, il processo a un passo dalla soluzione: “Il ritrovamento fu solo una messinscena”
Nell'ottavo anniversario del ritrovamento del cadavere di Elisa Claps nel sottotetto di un chiesa, si parla nuovamente del caso. Sì. Perché, nonostante l'assassino della ragazza scomparsa da Potenza nel 1992, Danilo Restivo, sia ormai stato condannato all'ergastolo dopo aver ucciso barbaramente un'altra donna, resta aperto un altro mistero. Nel romanzo potentino le ombre si addensano sulle circostanze del ritrovamento del corpo. Ci sono voluti diciassette anni perché i resti della ragazza, nascosti nel sottotetto della Chiesa della SS. Trinità, fossero rivelati. A scoprirli furono due addette alle pulizie, Annalisa Lovito e sua madre, Margherita Santarsiero, che insieme al parroco don Wagno, succeduto a don Mimì Sabia, storico parroco della Trinità, denunciarono la scoperta il 17 marzo del 2010.
Il ritrovamento del corpo: "Solo una messinscena"
Le due donne sono imputate per falsa testimonianza per le loro dichiarazioni riguardo alle modalità di quel ritrovamento. Secondo l'accusa, infatti, il corpo era già stato svelato e il ritrovamento era soltanto una ‘messa in scena' per restituire alla famiglia i resti di Elisa e liberarsi di un segreto pesantissimo che pesava anche sul vescovo, Agostino Superbo. Ora, dopo 25anni dalla scomparsa di Elisa e 8 dal ritrovamento, il processo è arrivato alla fase di appello con il rischio però, che non si arrivi a sentenza per decorrenza dei termini di prescrizione, a meno che le imputate non rinuncino, possibilità che per Annalisa Lovito, più giovane e quindi interessata a ricevere un'assoluzione piena, sembra concreta. Entro alcuni mesi la decisione di Lovito e Santarsiero chiuderà il capitolo parallelo di questa interminabile vicenda di morte. Un capitolo che potrebbe non soddisfare la richiesta di giustizia di Filomena Iemma, la mamma di Elisa, che all'indomani del ritrovamento disse: "La verità è stata oggetto di baratto".