Città della Scienza, il museo interattivo di Bagnoli andato a fuoco lunedì scorso nel quartiere alla periferia Ovest di Napoli – probabilmente per un incendio doloso – potrebbe non riaprire più. O meglio, potrebbe non riaprire più lì dov'è stata per diciassette anni, a Coroglio. La verità è che Città della Scienza in quell'area non era prevista dal Piano regolatore generale né dalla variante di salvaguardia che fu predisposta durante la prima consiliatura di Antonio Bassolino per evitare speculazioni edilizie nell'area ex siderurgica da riconvertire e a tutt'oggi, ancora deserta. Volendo saltare a pie' pari l'eterna, oziosa e contraddittoria discussione urbanistica su quell'area, una cosa è necessaria riportarla. È uno stralcio della relazione alla variante al Prg:
Città della Scienza può diventare una delle principali attrattive dell'area, la Fondazione Idis, titolare dell'iniziativa, dispone, com'è noto, di un cospicuo finanziamento per la realizzazione dell'opera. Il progetto predisposto che prevede l'utilizzazione dei capannoni dell'ex Federconsorzi contrasta in parte con le indicazioni del piano urbanistico. È previsto invece che la Città della Scienza sorga nell'ambito della nuova edilizia da localizzare a Coroglio con una sistemazione che sarà definita in sede del relativo Piano urbanistico esecutivo.
Il Piano urbanistico esecutivo, il Pue. Altra discussione infinita chiusa sostanzialmente con l'accettazione d'una volontà politica che coglieva una opportunità: Fondazione Idis portava soldi e progetti compatibili con quello che allora si riteneva potesse essere il futuro di Bagnoli. E il progetto veniva da una parte politica affine. Dunque, quando Città della Scienza è nata, è nata sotto i migliori auspici e con i migliori appoggi politici. Un accordo di programma, la forte volontà dell'allora Pds poi Ds insieme a Rifondazione comunista e ai Verdi, il cosiddetto "laboratorio Napoli" di bassoliniana memoria, ha fatto il resto. E oggettivamente a Bagnoli fino a lunedì scorso l'unica struttura viva oltre il notissimo Arenile e i parcheggi abusivi era Città della Scienza.
Quel che è accaduto dopo Prg e Pua è storia nota: nel corso degli anni i finanziamenti si sono assottigliati, i debiti sono aumentati e sono aumentate anche le attività della Fondazione; non tutte (meglio dire: quasi nessuna) è andata bene come si sperava. E gli enti locali soci della Fondazione hanno fatto mancare i soldi, contribuendo a mandare a carte quarantotto i conti della struttura che fino a lunedì era quasi al collasso economico. Tuttavia, di qui a dire che 1) è un bene che Città della Scienza è bruciata; 2) che quasi quasi i lavoratori ci hanno guadagnato, ce ne passa. Già, perché una devastazione del genere in una zona nella quale ci si appresta a vendere lotti edificabili, ciò può significare un deprezzamento dei terreni e un possibile danno per la collettività. Tranne ovviamente per chi quei lotti li acquisterà. Per i lavoratori il discorso è diverso: la cassa integrazione c'è, ma finirà. Mettendo da parte i complotti la domanda resta: cui prodest?
E così giungiamo alla seconda storia. Cui prodest? Chi guadagna dall'incendio di Città della Scienza? Le dietrologie in una città come Napoli sono sempre le benvenute. L'idea di liberare dal museo scientifico quella zona non è il teorema di una massomafia qualunque: è semplicemente il Piano regolatore generale così come originariamente concepito. Sarà interessante poi vedere chi saranno i difensori di questa parte del Prg e della delocalizzazione di Città della Scienza. Sempre ragionando col teorema che tanto piace, se poi i difensori della delocalizzazione e del rispetto del Prg sono gli stessi che al precedente giro sostenevano che il Parco verde di Bagnoli previsto dallo stesso piano regolatore era immenso e inutile, qualcosa, evidentemente, stona. E nella città in cui il presidente dell'Acen, Rodolfo Girardi afferma piuttosto seccato che ora bisogna smetterla di parlare di "Mani sulla città" giova ricordare che proprio il papà del Prg napoletano, Vezio De Lucia, oggi a Fanpage.it si dice d'accordo con la delocalizzazione della struttura.
Però ora l'importante è ottenere i soldi per rifare ex novo la struttura andata a fuoco. Stefano Caldoro, governatore della Regione Campania questo lo sa e dunque mette subito le mani avanti: "Nessuno pensa di delocalizzare Città della Scienza in un'altra parte della città. Su questo posso rassicurare". Però già apre ad uno spostamento significativo: CdS si farà al di qua o al di la' della strada dov'è stata per diciassette anni? Significherebbe lasciare uno spazio importante sulla costa. "È una vecchia questione – ha ricordato il presidente della giunta regionale – Penso che sia opportuno che la città discuta su questo, a patto che la discussione non comporti un solo giorno di ritardo". Luigi de Magistris pure apre alla discussione: "Io – dice cauto – ho la mia idea che al momento giusto esprimerò ma in questo momento ascolto perché ora il mio obiettivo principale è ottenere immediatamente i fondi pubblici". Il ministro della Ricerca Scientifica, Francesco Profumo dice che entro 18 mesi il museo interattivo sarà restituito ai napoletani. Al momento, tuttavia, non si sa nemmeno cos'è successo la notte di lunedì. I nemici di Città della Scienza, se ci sono, sono ancora tranquillamente a piede libero.