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Sacri abusi, storie di preti pedofili

Cirò Marina, don Giovanni Marino a processo: “Violentò e fece prostituire un ragazzino”

Don Giovanni Marino, ex parroco di Cirò Marina (Crotone), è stato rinviato a giudizio con l’accusa di prostituzione minorile, tentata estorsione, rapina e violenza privata. Secondo i magistrati, il prete avrebbe costretto un ragazzino di 16 anni, con un ritardo cognitivo, a prostituirsi. Poi, temendo di essere scoperto, ha fatto minacciare di morte sia l’adolescente che la sua famiglia tanto da costringerli a lasciare la Calabria.
A cura di Mirko Bellis
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Don Giovanni Marino andrà a processo con l’accusa di prostituzione minorile, tentata estorsione, rapina e violenza privata. Il giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Catanzaro, Antonio Battaglia, ha chiesto il rinvio a giudizio del sacerdote di 56 anni, all'epoca dei fatti parroco della chiesa di Sant'Antonio di Padova a Cirò Marina, cittadina in provincia di Crotone. Il Gup ha anche riconosciuto l’aggravante di aver commesso il fatto su un minorenne affetto da un lieve ritardo mentale e nella qualità di ministro di culto. Secondo i magistrati, infatti, don Giovanni avrebbe costretto un ragazzino di 16 anni, con un leggero ritardo cognitivo, a prostituirsi. Non solo, per non essere scoperto avrebbe prima cercato di comprare con del denaro il silenzio dell’adolescente e poi fatto minacciare di morte la vittima e la sua famiglia tanto da costringerli a lasciare la Calabria.

I presunti abusi sessuali risalgono a maggio 2013 e sarebbero avvenuti all'interno dei locali destinati all'alloggio dei sacerdoti. Stando all'ipotesi accusatoria, il prete avrebbe approfittato dello stato di povertà del 16enne per costringerlo a un rapporto orale in cambio vestiti, denaro e un telefono cellulare. Don Giovanni, però, non sapeva che il ragazzino avrebbe utilizzato proprio quel telefono per registrare i loro incontri sessuali. Per il sacerdote, quindi, quel filmato era una prova da eliminare a tutti i costi. Secondo la procura, Padre Marino in due occasioni ha offerto alla vittima del denaro per rientrare in possesso del video che lo incastrava. Prima cinquecento e poi settemila euro, le somme con cui il prete avrebbe tentato di far scomparire le immagini che lo vedevano consumare un rapporto sessuale con il minorenne.

Di fronte al rifiuto dell'adolescente di consegnare il video, il sacerdote sarebbe passato prima alle minacce verbali e poi anche a quelle fisiche. Su mandato di don Marino, continua l’accusa dei magistrati di Catanzaro, una persona con il volto travisato da un casco di motociclista avrebbe puntato una pistola in bocca al ragazzino minacciandolo di morte. Quest’uomo, ancora ignoto, dopo aver afferrato il cellulare dalla tasca della vittima, lo ha buttato violentemente a terra, pensando così di eliminare anche il file video. Inutilmente però, perché il 16enne aveva salvato in precedenza il filmato nella memoria del telefono. Don Giovanni Marino dovrà rispondere anche di violenza privata perché avrebbe assoldato alcune persone che, secondo la procura, hanno picchiato il compagno della madre del ragazzino per costringerlo a consegnarli il cellulare. Dopo l’aggressione avvenuta in casa del 16enne, l’intera famiglia ha deciso di allontanarsi da Cirò Marina, fuggendo prima a Napoli, poi a Gela, ad Isola Capo Rizzuto e a Roma. La prima udienza del processo a don Giovanni è prevista per il prossimo 9 settembre davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Catanzaro.

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