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Rimuovere il direttore di “cicciottelle” è una soluzione un po’ ipocrita

Titolare “cicciottelle” era una scelta senza un minimo di rispetto per le donne, per le atlete e anche per chiunque abbia speso qualche centesimo per acquistare il giornale. Le scuse erano il minimo che si potesse pretendere. Ma nell’operazione dell’editore c’è molta ipocrisia, in un panorama in cui i media non fanno altro che soffermarsi sull’aspetto fisico delle donne.
A cura di Claudia Torrisi
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Ieri è comparso sull'edizione cartacea del QS – l'inserto di sport del Resto del Carlino – il titolo "Il trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico". Il riferimento era alle tre atlete di tiro con l'arco Guendalina Sartori, Lucilla Boari e Claudia Mandia sconfitte 5-3 da Taipei nella finale per il bronzo alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Com'è facile immaginare, la scelta editoriale non è passata inosservata e ha subito scatenato una cascata di commenti e polemiche sui social, in difesa delle tre atlete. Oltre al cattivo gusto, è stata sottolineata la poca opportunità di un titolo del genere – contare i kg di tre sportive che partecipano alle Olimpiadi e sfiorano una medaglia – e il sessismo – contare i kg perché sono donne, e sui corpi delle donne è questo che si fa.

Sulla vicenda è anche intervenuto il presidente della Federazione italiana di Tiro con l'Arco Mario Scarzella, che in una lettera ha definito "irriguardoso" il trattamento rivolto alle tre ragazze: "Se fosse una rivista scandalistica non avremmo nulla da dire, ma focalizzare l'attenzione sull'aspetto fisico di queste ragazze su un quotidiano, che scandalistico non dovrebbe essere considerata la sua lunga e prestigiosa storia, è stato davvero di cattivo gusto". Scarzella ha ricordato i sacrifici fatti dagli atleti per raggiungere certi risultati "rinunciando a gran parte delle cose che le loro coetanee considerano normalità. Per 4 anni hanno lavorato sodo per tenere alto l'onore italiano in occasione dei Giochi Olimpici. Quella di ieri è stata per l'Italia femminile una vera impresa e ridurre il tutto con un titolo che le definisce delle semplici ‘cicciottelle' lo consideriamo davvero di cattivo gusto".

In seguito alla slavina di polemiche, il direttore di QS, Giuseppe Tassi, ha provato a scusarsi con un messaggio sui social. Il tentativo è stato per la verità piuttosto maldestro, e ha dimostrato di non aver assolutamente capito quale era il punto della questione. Tassi, infatti, si è rivolto "ai lettori che hanno commentato il titolo", scusandosi se questo aveva "urtato la sensibilità" di alcuni di loro e affermando un "intento di partenza" non derisorio, né discriminante. Nel messaggio, insomma, non si è rivolto per nulla alle tre atlete – che più che vedere la propria sensibilità urtata potrebbero dirsi offese -, né alle donne in generale.

Oggi l'editore del Resto del Carlino ha pubblicato sul giornale le sue scuse alle atlete e ai lettori "per il titolo comparso sulle proprie testate relativo alla bellissima finale per il bronzo persa con Taipei" e ha comunicato di aver deciso di sollevare dall'incarico "con effetto immediato" il direttore del QS Tassi.

In molti hanno applaudito all'iniziativa dell'editore, come a dire che "giustizia era stata fatta". Qualcuno l'ha definita addirittura "educativa": una sorta di "punirne uno per educarne cento", in un panorama in cui i media non fanno altro che soffermarsi sull'aspetto fisico delle donne che guadagnano un quarto d'ora o anche un minuto di celebrità nel dibattito pubblico, che sia per meriti personali, intellettuali, sportivi o anche solo per caso. Dall'altro lato c'è chi ha contestato il licenziamento del direttore, parlando di una scelta dettata esclusivamente da cose tipo "la dittatura della correttezza".

Tra queste fila c'è anche Libero, che in un articolo ha lamentato la vittoria del politicamente corretto, mentre "ha perso il buonsenso a favore della boria che tracimava dai profili Facebook per tutto ieri, dopo che era stato messo in giro il titolo del Quotidiano sportivo". Il titolo che accompagnava questo pezzo è una delle ragioni per cui credo che la soddisfazione con cui è stata accolta l'operazione dell'editore del Resto del Carlino sia piuttosto effimera.

La premessa da fare è che il titolo "cicciottelle" era una vera porcheria, una scelta senza un minimo di rispetto per le donne, per le atlete e anche per chiunque abbia speso qualche centesimo per acquistare il giornale. Qualunque sia stata la ragione della decisione del titolo – e io penso sia stato un patetico occhiolino ai lettori – le scuse erano il minimo che si potesse pretendere. Detto questo, ci sono almeno due cose a lasciarmi perplessa in tutta questa vicenda.

La prima è generale, e riguarda quel "punirne uno per educarne cento" di cui parlavo prima. Mentre sul Resto del Carlino campeggiava quel "cicciottelle", Libero titolava con un altrettanto sessista e di dubbio gusto "lato B disegnato col compasso/GUARDA" rivolto a un'altra atleta olimpica. Vedere le donne in generale solo come corpi da giudicare è un atteggiamento che nei media prende sempre più piede, è solo più o meno manifesto a seconda delle volte. Staranno più attenti i giornalisti italiani dopo quanto accaduto a Tassi? Dalla vicenda è davvero nata una discussione all'interno della redazione e delle redazione sui linguaggi da usare? L'unico a potersi ritenere realmente soddisfatto qui è l'editore del QS, che ha trovato il modo di sfangarla.

A questo si ricollega la seconda questione a lasciarmi perplessa, che riguarda nello specifico Il Resto del Carlino. L'operazione dell'editore suona come un "togliamo di mezzo la mela marcia, siamo persone di buon senso", come se il merdone pestato da Tassi fosse stato un incidente di percorso in una via tracciata da un incrollabile rispetto per gli altri. Siccome un giornale non è fatto solo di un titolo sbagliato, offensivo e pure un po' ridicolo, vale la pena ricordare che il network del Resto del Carlino è lo stesso che sulla vicenda dell'omicidio del nigeriano Emmanuel a Fermo lo scorso luglio ha portato avanti un'imponente campagna in difesa del presunto assassino e volta a screditare in ogni modo la vittima, tra risultanze d'autopsia che "raccontano un'altra storia", ricostruzioni benevole del profilo dell'aggressore e "super testimoni" che "ribaltano tutto". Sul giornale è stato pubblicato anche un editoriale del direttore del Quotidiano Nazionale – che fa parte dello stesso network – che si affrettava a derubricare l'omicidio di Fermo come "una rissa finita male" – articolo talmente fuori luogo da provocare una presa di distanza dei comitati di redazione della Poligrafici Editoriale. Sugli stessi giornali, inoltre, si trovano una serie infinita di articoli sul genere bufalaro delle "proteste per il cibo" da parte dei migranti o per wifi, tv e hotel non di loro gradimento – che si rivelano puntualmente episodi gonfiati o trasfigurati a uso e consumo di un certo tipo di "indignazione" – e sulle reazioni di "residenti esasperati". Posto questo, è evidente che è tollerato tutto ciò che non dà problemi. E siccome il titolo "cicciottelle" aveva scatenato un'onda di indignazione che era difficile ignorare, su quell'onda lì è arrivato il licenziamento esemplare. Nel frattempo, invece, si può perseverare sulla solita via.

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