Ciccio e Tore, istanza di mamma Rosa ai pm per riapre il caso: “Sul posto c’era un ansiolitico”
A distanza di sedici anni dalla terribile scoperta dei corpicini senza vita dei fratelli Ciccio e Tore a Gravina di Puglia, non si ferma l’impegno di mamma Rosa Carlucci per cercare verità e risposte certe sulla sorte dei due figli, rivenuti senza vita il 25 febbraio 2008 sul fondo di una cisterna in quella che era definita la “casa delle cento stanze”. Insieme ai suoi legali, la donna ha presentato oggi una nuova istanza alla Procura di Bari per far riaprire il caso dei due fratellini di 13 e 11 anni, in base a nuovi indizi e circostanze sospette mai chiarite.
“Mi auguro che questa volta il procuratore faccia luce sul caso: i colpevoli ci sono ed è giusto che su Ciccio e Tore venga fatta giustizia. Siamo fiduciosi” ha dichiarato la madre dei due ragazzini scomparsi nel nulla il 5 luglio 2006 mentre giocavano in strada e ritrovati per caso, ormai mummificati, solo un anno e mezzo dopo perché nello stesso punto era caduto un altro bambino. Ad accompagnarla il suo legale e la figlia Filomena Pappalardi.
"Ci sono prove davvero scottanti, non come successo in passato. Abbiamo elementi nuovi e nominativi abbastanza pesanti" aveva spiegato la donna già nelle scorse settimane. La nuova istanza di riapertura delle indagini sul caso si basa su tre elementi chiave tra cui l’analisi di un farmaco ansiolitico che sarebbe stato ritrovato sul luogo vicino ai corpi dei due fratellini.
Tra gli elementi che la famiglia di Ciccio e Tore chiede di verificare, ci sono l’orario della caduta che, secondo l’autopsia, sarebbe stata intorno alle 18,30 del giorno della scomparsa ma che alcuni testimoni smentirebbero parlando di un avvistamento intorno alle 20. Un altro elemento non secondario evidenziato dai legali di mamma Rosa è quello delle contraddizioni dei testimoni e delle omissioni di diversi soggetti durante tutta la fase investigativa.
Infine appunto la presenza di questo farmaco tranquillante, un flacone di ansiolitico che, secondo l’avvocato, sarebbe simile a quello utilizzato da una persona vicina ai due bambini. “I miei figli da soli non sarebbero andati in quel posto sapendo le loro abitudini” ha ribadito la signora Rosa Carlucci facendo appello anche al ministro della giustizia. "Noi facciamo leva anche su un possibile rigurgito di coscienza da parte delle persone che sono già state sentite anni fa che con acquisita maturità possano venire a dirci cosa è realmente accaduto" hanno dichiarato i legali.