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La morte dei fratellini Ciccio e Tore a Gravina

Ciccio e Tore, il papà Filippo chiede la riapertura delle indagini: “Chi sa cosa è successo parli”

Filippo Papparlardi, papà di Ciccio e Tore, i due fratelli di Gravina di Puglia scomparsi nel 2006 e trovati cadavere nel 2008, torna a chiedere la riapertura delle indagini sulla morte dei figli: “Voglio la verità su cosa è successo quella sera ai miei figli”.
A cura di Ida Artiaco
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"Se qualcuno sa qualcosa parli per arrivare alla verità". A parlare è Filippo Pappalardi, papà di Ciccio e Tore, i due fratellini di Gravina di Puglia scomparsi il 6 giugno 2006 e trovati cadaveri  nel febbraio del 2008.

A distanza di 16 anni da quei tragici eventi, Filippo, intervenendo nel corso della trasmissione Storie Italiane, andata in onda ieri mattina su Rai1, è tornato a chiedere la riapertura delle indagini sulla morte dei suoi bambini, che all'epoca dei fatti avevano solo 13 e 11 anni.

"In qualità di genitore voglio la verità su cosa è successo quella sera ai miei figli perché non si può vivere tutto questo tempo senza sapere nulla", ha ribadito Filippo che, inizialmente accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere, è stato anche in carcere per tre mesi prima di essere liberato e risarcito con una somma di 65mila euro per l'ingiusta detenzione.

Il suo avvocato, Maria Gurrado, presente in trasmissione, ha ribadito che a breve sarà depositata in Procura la richiesta di riapertura delle indagini. "Siamo alla ricerca di qualcuno che parli e che sa cosa sia successo quella sera ai fratellini di Gravina. È passato del tempo e dal punto di vista giudiziario i bambini che erano con loro non rischiano nulla, all'epoca non erano neanche imputabili in quanto minori di 14 anni. Tutti i reati sono prescritti, ma abbiamo sete di verità".

Il riferimento è ai bambini che la sera della scomparsa giocavano con Ciccio e Tore e che secondo la famiglia delle vittime non avrebbero detto tutta la verità. "Sinora si è indagato solo in direzione di Filippo Pappalardi – ha aggiunto Gurrado -. Noi chiediamo di rivedere a 360 gradi cosa è successo. Già nel 2014 ci abbiamo provato ma poi la richiesta è stata archiviata perché secondo i giudici non sarebbe stato utile sentire quei ragazzini perché era passato troppo tempo e i loro ricordi avrebbero potuto essere confusi".

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