“Ho scelto di dare il mio contributo per vedere lo sguardo dei genitori felici”. A parlare è Christian Plotegher, titolare di “Barber Factory 1975” a Rovereto (Trento). Un giorno, un suo amico, racconta di lui a Barbara Sartori, amica comune e mamma di Tommaso, un bimbo autistico di due anni.
“Avevo la necessità di un taglio di capelli per Tommy su misura.” dice Barbara che di lavoro fa la barista. “Christian ha capito subito la nostra situazione, così ha messo a disposizione il suo salone e se stesso per creare un ambiente sereno e confortevole, poco rumoroso e per nulla affollato: casalingo!”
Solo certi genitori, infatti, sanno quanto sia complicato far partecipare i propri figli a situazioni così “quotidiane” ma per nulla scontate: la confusione, l’elevato numero di persone presenti, i brusii di sottofondo e alcuni movimenti possono infatti generare forte stress, e quindi crisi più o meno gravi nelle persone autistiche. Per questo anche andare dal barbiere diventa un incubo, così come nei ristoranti, centri commerciali, centri urbani…
“Tommaso ha subito guardato Christian negli occhi e il mio cuore si è rasserenato. Tra me e il ragazzo si sono creati sguardi complici: lui capiva quando doveva fermarsi e quando poteva proseguire. Gli ha anche raccontato delle storie per distrarlo, finché il taglio non è andato a buon fine.”
È così che Tommaso ha avuto la sua ora della quiete. Sì perché la “Quiet Hour”, l’ora di calma, è un’iniziativa ormai diffusa all’estero in molti ambienti. E da questo spunto anche Christian ha deciso di dare un valore aggiunto al proprio lavoro:
“Al termine del taglio, Barbara mi ha messo al corrente di questa possibilità. Mi ha raccontato che in molti Stati l’attenzione per le persone autistiche sta crescendo notevolmente, creando ad esempio l’ora della quiete nei centri commerciali: niente rumori improvvisi, comunicazioni agli altoparlanti, niente casse affollate o luci sparate.”
Così il parrucchiere accetta subito con entusiasmo e, con il supporto di Simone Stabilini (docente e ricercatore esperto di autismo e studi sulla disabilità e marginalità) che lo ha aiutato nella preparazione e formazione, ha messo a disposizione un giorno alla settimana (il suo giorno di riposo) il proprio negozio per accogliere, previo appuntamento, bambini e ragazzi autistici. Ad oggi ha già ricevuto e aiutato parecchi piccoli clienti.
“Volevo far qualcosa di utile, non cercavo visibilità per il mio salone che già ne ha abbastanza, per fortuna. Il lavoro non mi manca e neanche la voglia di mettermi a disposizione: mi piacerebbe stimolare altri colleghi a fare lo stesso. Sarà mia cura progettare ogni diverso momento del taglio assieme ai genitori e ai bambini, rendendo loro visibile il procedimento tramite un’agenda con i vari passi che seguiranno.”