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Chissà che sorriso avrebbe Libero Grassi, stamattina

Chissà che sorriso avrebbe Libero Grassi stamattina, sfogliando i giornali che raccontano della rivoluzione dolce avvenuta a Bagheria, dove gli imprenditori (trentasei imprenditori trentasei) hanno capito il trucco per essere forti contro quella mafia che spesse volte è sembrata invincibile, irrefrenabile oppure troppo comoda; hanno capito di dovere essere “insieme”. La rivoluzione dolce di Bagheria è l’ennesimo atto di fiducia per un Paese che ha tradito troppe volte. Vediamo di custodirlo come merita.
A cura di Giulio Cavalli
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Chissà che sorriso avrebbe Libero Grassi stamattina, sfogliando i giornali che raccontano della rivoluzione dolce avvenuta a Bagheria, dove gli imprenditori (trentasei imprenditori trentasei) hanno capito il trucco per essere forti contro quella mafia che spesse volte è sembrata invincibile, irrefrenabile oppure troppo comoda; hanno capito di dovere essere "insieme". Chissà cosa direbbe Libero Grassi nell'accorgersi che la sua lezione, quella di un uomo lasciato solo, è stata scritta non solo sui libri di storia o citata nelle manifestazioni per la legalità ma oggi è diventata un uso concreto, un sentiero percorribile e percorso mica dagli esegeti dell'antimafia o i paladini di polistirolo: oggi hanno denunciato imprenditori, gente di giacche, fatture e fornitori, gente straordinariamente quotidiana. Oggi più che un'alba è il suono della sirena di inizio turno ma senza il fischio fastidioso del dovere; la sirena stamattina ha suonato con dentro tutto il clangore dei diritti, del dovere di applicare i propri diritti che è un lusso irrinunciabile appena lo si assaggia.

Se avete mai avuto la fortuna di ascoltare le parole di quella minuta e fortissima donna che è Pina Maisano, la vedova Grassi, vi sarà capitato di cadere nel crepaccio peloso della solitudine in cui è stato bollito Libero Grassi prima di essere ucciso. Qui da noi capita che gli eroi diventino eroi per la vigliaccheria di tutti quelli intorno e nessuno come la Mafia sa bene quanto sia facile disinnescare qualcuno rimasto isolato. E ci si isola mica solo per paura ma spesso anche per la sensazione di non avere nessuno a cui porgere la mano, in uno Stato che troppe volte è stato una melma ghiacciante piuttosto che un buon rifugio. Gli imprenditori siciliani che oggi hanno stanato il "Porco" (Pietro Giuseppe Flamia) signorotto incontrastato (e invece contrastabile) del pizzo là intorno a Bagheria hanno semplicemente deciso di stare "insieme": di fare "rete", di diventare associazione di tre o più persone dedite alla denuncia dell'illegalità. Un'associazione a denunciare. Che è una frase bellissima anche da scrivere. Eppure questa profumo siciliano ha nelle gambe anche tutti questi anni di cittadinanza attiva, di ostinata pratica reale sul territorio, di speranza che non si è mai fatta disperata rimanendo sempre in piedi nonostante le mafie e nonostante lo stato dello Stato.

Il "rilancio del mezzogiorno" che è diventata la trita tiritera dei guappi governanti c'è già: ha la faccia e i nomi e i cognomi degli imprenditori di Bagheria, dei testimoni di giustizia, dei giovani di Addio Pizzo, di Libera nei suoi campi di lavoro, nel giornalismo militante di Orioles e i suoi giovani siciliani, nel giornalismo profanatore di Pino Maniaci e nella lealtà professionale degli uomini di Stato con la schiena diritta come Nino Di Matteo. Questa vittoria è "cosa loro", ricordatevelo ogni volta che oggi uscirà il comunicato stampa baldanzoso di qualche dirigente delle stanze romane. Questa vittoria è "cosa loro".

Ora, gli altri, quelli con le chiavi delle stanze dei bottoni, piuttosto che buttarsi patetici nei proclami antimafiosi appuntandosi stellette sul petto sappiano bene una cosa: questi imprenditori (come tutti coloro che ogni giorno denunciano) oggi hanno deciso di avere fiducia nello Stato. Il loro compito finisce con la denuncia e poi il processo ma la loro serenità, la loro protezione, il loro lavoro e le loro famiglie continuano, vivono, mangiano, sorridono nella quotidianità di un territorio che ha troppi eroi finiti nei poster o sulle copertine dei libri piuttosto che invecchiati. Oggi lo Stato ha il dovere di dimostrare di essere un buon alleato per le "associazioni a denunciare" e di essere capace di difenderle. La rivoluzione dolce di Bagheria è l'ennesimo atto di fiducia per un Paese che ha tradito troppe volte. Vediamo di custodirlo come merita.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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