Chieti, fece uccidere l’uomo che le faceva avance: Suela Arifaj condannata a 14 anni
Accusata di essere la mandante dell'omicidio del commerciante Luigi Taurino, 36 anni, ucciso a Passo Ripe sei anni fa, Suela Arifaj, ragazza di origini albanesi di 27 anni, è stata condannata e arrestata dai carabinieri a San Giovanni Teatino, che hanno provveduto a trasportarla nel carcere di Chieti, dove ora sta scontando la pena da 14 anni di reclusione inflitta dalla Corte d'Appello di Perugia. Dopo la condanna definitiva, infatti, i militari dell'Arma hanno eseguito l'ordine di carcerazione spiccato dai giudici, emesso in seguito alla rideterminazione della pena richiesta dalla Cassazione. La donna, infatti, era già stata precedentemente condannata per il delitto, ma i giudici della Corte di Cassazione hanno ritenuto di non doverle contestare l'aggravante della premeditazione. La donna, che si trovava già da tempo agli arresti domiciliari, è dunque stata ritenuta responsabile di concorso in omicidio. Secondo l'accusa, Suela avrebbe infatti fatto uccidere il 20 ottobre del 2011 il commerciante 36enne Luigi Taurino per punire le continue avance che l'uomo era solito farle, una sorta di delitto d'onore.
La 27enne, all'epoca vicina di casa di Taurino, stando alle testimonianze, complice la sua avvenenza, era solita ricevere avance sessuali sgradite dall'uomo e per questo motivo avrebbe deciso di "castigarlo" comandando una sorta di spedizione punitiva. Taurino, al termine di una lite, venne dapprima sfregiato in volto, poi colpito con una rasoiata alla gola e morì dissanguato. Fin dal momento del primo arresto, Suela ha sempre negato di aver ordinato l’omicidio, ma per i giudici l’esecutore materiale dell’omicidio è stato il fratello di Suela Arifaj, il 40enne Myrteza, condannato in via definitiva a 23 anni insieme al fratello acquisito Marku Jetmir, 29enne, accusato di aver partecipato all’aggressione e per questo condannato a 14 anni. Secondo la difesa, quello dell’albanese doveva essere solo un avvertimento per pareggiare il disonore patito dalla sorella, dunque senza evidente intenzione di uccidere il commerciante 36enne.