Chiesti 30 anni per l’assassino di Stefano Leo: “Volevo togliere il futuro a un giovane”
Chiesti 30 anni per Said Mechaquat, l'uomo chela mattina della 23 febbraio 2019 ha ucciso con una coltellata il giovane Stefano Leo. Imputato per omicidio premeditato aggravato dai futili motivi, Mechaquat è stato giudicato da una perizia psichiatrica capace d'intendere e volere al momento dell’omicidio. In aula anche i genitori di Stefano, Mariagrazia Chiri e Maurizio Leo, assistiti dall’avvocato Nicolò Ferraris. L'assassino si è costituito spontaneamente il 30 marzo scorso, rivendicato l'atroce assassinio del ragazzo. "Volevo uccidere un giovane e togliergli il futuro, ho scelto lui perché sorrideva e sembrava felice" ha ammesso.
Quando il delitto è stato commesso, il responsabile, Said Mechaquat avrebbe dovuto trovarsi in carcere. Il cittadino marocchino era stato condannato, infatti, senza sospensione condizionale della pena, a un anno e sei mesi di carcere nel 2015 per maltrattamenti in famiglia nei confronti dell’ex. La sentenza definitiva di condanna risaliva al maggio 2018, quando l’appello presentato dall’avvocato di Said, Basilio Foti, era stato respinto perché inammissibile. L'ordine di carcerazione tuttavia non venne mai trasmesso al pm. Il 23 febbraio Stefano Leo è stato sorpreso con un coltello mentre andava al lavoro in lungo Po Machiavelli. Un solo fendente alla gola gli ha tolto la vita.