“Chiedo scusa per le mie frasi sui gay”: Bassetti a Fanpage.it parla del vaiolo delle scimmie
“Io ho semplicemente riferito quelli che erano i dati che venivano dalla Spagna e dal Portogallo, e cioè che una parte dei contagiati fossero omosessuali. Con questo nessuno vuole assolutamente porre uno stigma nei confronti di nessuno. Se ho offeso, chiedo scusa a chi eventualmente si è sentito tirato in ballo". Chiarisce così Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, la polemica nata circa alcune sue dichiarazioni sul vaiolo delle scimmie. Lo ha fatto in una intervista a Fanpage.it in cui ha anche spiegato che bisogna prestare attenzione a tutti i rapporti sessuali non protetti.
"Stiamo parlando di un'infezione che ha la capacità di contagiare per contatto – ha precisato -. Il rapporto sessuale è certamente un rapporto a rischio, che sia esso etero o omosessuale, evidentemente questo conta poco. Il messaggio però che dobbiamo dare è: attenzione a semplicemente chi ha delle lesioni potenzialmente presenti ad avere dei rapporti non protetti, ad avere rapporti molto stretti. Io ho semplicemente riferito quello che avveniva in altri paesi, ovvero che i primi contagi sembravano essere gli uomini che avevano rapporti con altri uomini. Evidentemente questo non è un messaggio corretto. Dobbiamo dire che dobbiamo stare attenti in generale ai rapporti sessuali, siano etero o omosessuali poco importa evidentemente il contatto molto stretto con le lesioni e con le goccioline di Flügge, che sono quelle del respiro, possono portare a un rischio aumentato".
Bassetti ha anche sottolineato anche come non sia al momento assolutamente preoccupante la situazione: "Stiamo parlando di un virus che conosciamo da tempo, perché la prima descrizione è del 1958. Fondamentalmente è il virus vaiolo che colpisce le scimmie, dopodiché colpisce altri animali, per esempio roditori e quant’altro. Intorno agli anni '70 abbiamo avuto casi di trasmissione dagli animali agli uomini e oggi siamo di fronte alla nuova entità del vaiolo delle scimmie, quindi un virus animale che fa lo Spillover, cioè fa un salto di specie e arriva a infettare gli uomini".
E poi ancora: "Ci si preoccupa perché è molto simile a quello che è avvenuto con il Covid, cioè una zoonosi, un’infezione che passa dall’animale all’uomo, e che l’uomo è in grado di trasmettere a un altro uomo. Come tutte le malattie infettive, i sintomi sono molto aspecifici, quindi abbiamo la febbre, che è abbastanza predominante in tutte le malattie infettive, il malessere generale, il mal di testa, il rigonfiamento dei linfonodi che in genere sono molto localizzati rispetto alla zona in cui ci sono poi le lesioni cutanee, e anche un aumento di volume e di dolore a carico delle articolazioni, in genere sono interessate le grandi articolazioni. Queste lesioni, in particolare, possono partire dalla testa e avere un’evoluzione centripeta o centrifuga. In buona parte dei casi che abbiamo visto si localizzano a livello dei genitali, quindi in qualche modo probabilmente molti dei casi sono stati a trasmissione sessuale, evidentemente c’è una maggiore localizzazione proprio a carico dei genitali".
A questo punto, cosa fare? Bassetti ha spiegato che "il messaggio più corretto da lanciare è: dobbiamo tutti insieme lavorare affinché questo iniziale focolaio, che non abbiamo un’idea da dove venga per tutti i casi, sia limitato il più rapidamente possibile perché i numeri sembra che continuino a crescere giorno dopo giorno. Dobbiamo preoccuparci noi medici, il sistema sanitario è a tutti gli effetti sensibilizzato sull’argomento. Io stesso come direttore di una struttura di malattie infettive ho già fatto ben due riunioni nelle ultime 72 ore con il mio personale medico infermieristico, a cui ho fatto vedere le fotografie, perché hanno studiato in un mondo in cui il vaiolo non c’era. Dobbiamo imparare da quello che altri hanno visto, dire alle persone che se hanno delle lesioni sulla pelle, sui genitali, che in qualche modo non riescono a capire cosa siano, di rivolgersi alle strutture ospedaliere specialistiche, quindi agli specialisti di malattie infettive, in dermatologia".