Chico Forti, lo zio Gianni incontra la ministra Cartabia: “Ogni sforzo per farlo tornare in Italia”
La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, e Gianni Forti, lo zio di Chico, in carcere dal 2000 negli Stati Uniti, condannato all'ergastolo per omicidio, si sono incontrati questo pomeriggio in via Arenula. La Guardasigilli ha ripercorso gli ultimi sviluppi della complessa vicenda e ha spiegato che dopo l'ultima sua lettera del 9 giugno, indirizzata all'attorney general americano, ci sono stati altri due contatti diplomatici tra Roma e Washington, per sollecitare gli Stati Uniti affinché diano una pronta e chiara risposta alla richiesta di trasferimento in Italia del connazionale.
Con gli americani, ha assicurato Cartabia, è stato affrontato il pieno rispetto della convenzione di Strasburgo sul trasferimento dei detenuti condannati, che vincola entrambi i Paesi. Su questo fronte, il Ministero della Giustizia ha immediatamente fornito rassicurazioni. "Continuerò a seguire personalmente tutta la vicenda e assicuro ogni mio personale sforzo, in tutte le sedi, per il raggiungimento del comune obiettivo", ha assicurato a Gianni Forti la Guardasigilli.
Lo scorso 9 giugno proprio la ministra Cartabia aveva infatti indirizzato al Dipartimento di Giustizia americano, e per l'esattezza all'attorney general Merrick B. Garland, una lettera sul caso di Enrico Forti, meglio conosciuto come Chico, condannato per l'omicidio di Dale Pike, avvenuto nel 1998, alla pena dell'ergastolo e attualmente recluso in un penitenziario della Florida, nell'auspicio che il connazionale, dopo oltre 20 anni già trascorsi in carcere in America, possa essere trasferito quanto prima in Italia, per scontare la pena nel suo paese d'origine. Il rientro in Italia era stato annunciato lo scorso 23 dicembre dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. "Dall'annuncio del ministro Di Maio sembrava che sarebbero passate poche settimane, lo aspettavamo il 14 febbraio per il compleanno della mamma che ha compiuto 93 anni, poi a Pasqua, infine a maggio. Invece, ancora niente. Siamo fermi al palo", aveva denunciato qualche settimana fa lo zio.