Chico Forti, gli Usa non hanno mai inviato i documenti per l’estradizione, lo zio: “È allo stremo”
Dopo l’annuncio del dicembre scorso, il rientro in Italia di Chico Forti, dopo 22 anni di carcere in Usa, sembrava ormai cosa fatta ma, oltre sei mesi dopo, di quelle procedure avviate per il suo rientro oggi nessuno sa più nulla. Tra rimpalli di responsabilità e incertezze sui passi il ritorno di Chico Forti sembra ancora lontano e soprattutto senza tempi certi. Dopo le voci su un presunto smarrimento dei documenti in Italia, il ministero della Giustizia ha chiarito che in realtà dagli Usa non hanno nemmeno inviato i documenti per l'estradizione dell’uomo che è rinchiuso in un carcere della Florida per un omicidio del quale si è sempre dichiarato estraneo.
"Sei mesi di tempo tra l'annuncio del suo trasferimento e l'esecuzione ci sembravano più che sufficienti per superare gli eventuali ostacoli burocratici. Invece questa tragedia familiare, oltre che giudiziaria, sembra non avere mai fine. Chiediamo risposte e tempi certi. Da mesi nessuno ci dà più notizie" ha spiegato lo zio di Chico, Gianni, facendo l’ennesimo appello alle istituzioni italiane. Una attesa che si fa sempre più snervante per la famiglia. “Ormai è allo stremo, sfinito. È sempre stato un combattente, ma a tutto c'è un limite. È una tortura quotidiana. Ogni giorno è sempre più pesante e doloroso per lui” ha aggiunto l’uomo.
Chico, ex velista e produttore televisivo, dal 2000 sta scontando negli Usa una condanna all'ergastolo per l'omicidio di Dale Pike, avvenuto il 15 febbraio 1998 a Miami, un omicidio del quale si è sempre professato innocente. “Senza questi documenti, che avrebbero dovuto essere spediti da tempo, Chico non può rientrare in Italia – ribadisce adesso lo zio -. Dall'annuncio del ministro Di Maio sembrava che sarebbero passate poche settimane, lo aspettavamo il 14 febbraio per il compleanno della mamma che ha compiuto 93 anni, poi a Pasqua, infine a maggio. Invece, ancora niente. Restiamo fermi al palo” ha proseguito lo zio di Chico forti, sottolineando: “Vogliamo un punto di riferimento preciso, che sia il ministro, il suo vice o un commissario straordinario poco importa, che segua da vicino e quotidianamente la vicenda e solleciti l'iter burocratico. Se il pallino adesso è in mano al ministero della Giustizia quest'ultimo porti avanti un discorso serio e forte per determinare risposte e tempi".
“Quella relativa al trasferimento in Italia del signor Forti è una procedura complessa che vede coinvolte diverse amministrazioni degli Stati Uniti, in particolare lo Stato della Florida e il Dipartimento della Giustizia federale degli Stati Uniti” spiegano dalla Farnesina, aggiungendo: “Da parte italiana, in questa fase il ministero della Giustizia italiano segue direttamente la fase del trasferimento. Contestualmente l’ambasciata italiana a Washington e la Farnesina seguono gli sviluppi del caso. Nel frattempo lo Stato della Florida ha di recente trasferito il signor Forti in un penitenziario utilizzato per i detenuti in attesa di trasferimento”.