Chico Forti e le nuove accuse: visite in carcere sospese. Lo zio: “Fango versato per una fake news assurda”
Visite sospese e telefonate vietate (tranne quella settimanale all'anziana madre). Questi i provvedimenti adottati nei confronti di Chico Forti, l’ergastolano detenuto nel carcere veronese di Montorio, con l’assenso dell’Ufficio di Sorveglianza, dopo che la Procura di Verona ha avviato un fascicolo contro ignoti per fare luce sul presunto ‘caso ndrangheta‘.
Gli avvocati Andrea Radice e Carlo Dalla Vedova precisano comunque come non ci siano provvedimenti restrittivi nei confronti del loro assistito. Più che altro si potrebbe parlare di un ridimensionamento delle visite a fronte delle tante richieste che arrivano da tutta Italia e dall’estero per fare visita a Forti.
"Abbiamo avuto tante segnalazioni di persone che si sono visti rifiutare la richiesta di incontrare Chico in carcere nell’ultima settimana, da quando è scoppiata la vicenda della fake news", spiega amareggiato Gianni Forti, zio dell'ex imprenditore, da 24 anni dietro le sbarre (prima negli USA, ora in Italia) per l'omicidio di Dale Pike, ucciso il 15 febbraio 1998 a Miami.
"È tutto bloccato ed è rallentata anche un’eventuale progressione del percorso di rientro come detenuto presso il Tribunale di sorveglianza, prosegue lo zio riferendosi all’indagine. Per la cronaca pare che un altro detenuto a Montorio abbia riferito che Forti gli avrebbe chiesto di contattare malviventi per mettere a tacere il giornalista Marco Travaglio, la scrittrice Selvaggia Lucarelli e una terza persona non identificata.
Sono amareggiato per questa campagna contro di lui senza una controparte, senza sentire la difesa — prosegue lo zio — ancora fango versato per una fake news assurda, mio nipote non ha detto nulla e non sapeva neppure chi fossero Travaglio e la Lucarelli".
Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, Forti avrebbe promesso al detenuto un aiuto in futuro, non appena riottenuta la libertà, in cambio del contatto con la ‘ndrangheta. Gianni Forti ha così scritto una lettera al quotidiano di Travaglio e Gomez "in risposta ai reiterati attacchi di questo giornale contro Chico sin dal primo giorno del suo rientro in Italia", spiega.
Ha evidenziato come il nipote non possa difendersi dalle accuse, e ribadito: "Ora la famiglia non chiede niente e non vuole favori. Vuole solo un po’ di pace dopo 25 anni di terribili sofferenze. Non mi pare di chiedere troppo", chiedendo "di lasciargli vivere in pace quello che gli resta ancora della sua vita. Non vedo più alcuna ragione di usarlo come capro espiatorio per qualsiasi disegno di natura politica".