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Chico Forti accolto “da re” in carcere: “Il comandante Schettino mi ha detto: ‘sei il mio eroe”

Il detenuto, 64enne trentino, condannato negli USA all’ergastolo, ha raccontato dell’accoglienza ricevuta in carcere (prima a Rebibbia, poi a Verona) e del momento in cui ha capito di poter tornare in Italia.
A cura di Biagio Chiariello
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Dopo aver scontato quasi un quarto di secolo in un carcere USA "dove vieni umiliato per ogni azione che tu fai", Chico Forti è stato trasferito in Italia dove è stato accolto "come un re".  Sia nel penitenziario di Verona che in quello di Rebibbia, ha raccontato il 65enne triestino al programma Cinque Minuti ideato e condotto da Bruno Vespa, che andrà in onda questa sera su Rai1.

"Il primo marzo ho ricevuto una chiamata che ha scombussolato il mio penitenziario, perché mi hanno detto ‘Forti hai una chiamata dalla Casa Bianca'", ha detto nel corso della registrazione di ‘Cinque Minuti'. "La prima persona che mi parlò fu l'ambasciatrice italiana a Washington, mi disse ‘sono qui con il presidente Biden e il primo ministro, il primo ministro vorrebbe parlarti', e mi è stato dato l'annuncio da Giorgia Meloni. L'ho ringraziata indipendentemente da quale fosse il risultato, e lì lei mi ha dato la notizia, ‘siamo finalmente riusciti a convincerlo, torni a casa'"

In quei 24 anni negli USA, dopo la condanna all'ergastolo per omicidio, Forti spiega di essere riuscito ad andare avanti solo nella convinzione della sua innocenza. Ha affrontato la detenzione "giorno per giorno", perché "se non credi in te o ti suicidi o cambi la vita". Ha dichiarato di essere stato "congelato per 24 anni, ma la mia voglia di vivere non è cambiata".

Poi ha raccontato del suo rientro in Italia. "Tra il carcere di Miami e quello di Verona c'è una differenza enorme. Quello di Miami è basato sulla punizione ed è un luogo dove sei continuamente umiliato, mentre qui ho conosciuto valori umani come i rapporti e il rispetto, che non ritrovavo da 24 anni".

Quindi ha parlato dell'accoglienza avuta nelle due carceri, quella di Roma in cui è stato rinchiuso al suo arrivo e quella di Verona, in cui si trova adesso.

A Rebibbia e a Verona mi hanno accolto come un re, ho ricevuto tantissimo rispetto. Quando sono arrivato in carcere mi hanno detto: ‘c'è il comandante che vuole parlarle'. Pensavo che fosse un agente della penitenziaria ma invece il primo che mi si è presentato è stato Schettino (l'ex comandante della Costa Concordia, detenuto a Rebibbia), il quale mi ha detto: ‘Chico, sei il mio eroe".

Il fratello di Dale Pike, la vittima dell'omicidio per il quale Chico Forti è stato condannato all'ergastoo e che da quattro anni dice con forza che Chico è innocente, "ha fatto dei grandi passi per aiutarmi nel discorso della mia innocenza. Credo che ci sia un momento in ognuno di noi in cui prevale la coscienza. Non mi ha mai attaccato all'inizio, ma neanche difeso. Credo che abbia raggiunto un momento, forse anche per il discorso di mia madre, entrambe le famiglie hanno sofferto tanto, in cui abbia deciso di fare qualcosa di concreto, scrivere al presidente degli Stati Uniti, scrivere al governatore della Florida è un passo importante per la famiglia della vittima".

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