Chiara Gualzetti, l’esito dell’autopsia sul cadavere: “Due colpi frontali mortali al torace”
Chiara Gualzetti è morta per due colpi frontali mortali al torace, che hanno provocato lesioni polmonari causando una morte pressoché istantanea. Presenti anche i segni dei calci lasciati dalla vittima sul corpo della 15enne, che confermerebbero la dinamica confessata dall'autore materiale del delitto: nel momento in cui il giovane ha deciso di infierire, lo avrebbe fatto senza nessuna remora. Questi i primi risultati dell'autopsia sul cadavere. La famiglia di Chiara nella giornata di domenica 27 giugno a Monteveglio (Bologna) ha nominato un esperto di parte per le analisi sul corpo. Un anatomopatologo ha affiancato il medico legale durante lo svolgimento dell'autopsia. Chiara è stata accoltellata più volte prima di accasciarsi al suolo senza vita. Attualmente in carcere per il delitto un amico della studentessa, reo confesso. Il giovane aveva chiesto a Chiara di seguirlo in un campo nei pressi della sua abitazione per poi ucciderla barbaramente con coltellate al collo, al petto e alla gola.
Il movente non è stato ancora chiarito. Secondo il Gip, che ha confermato la misura di custodia cautelare in carcere, l'adolescente avrebbe programmato l'omicidio cercando poi di nasconderne le tracce e negare le responsabilità. Il 16enne avrebbe infatti inizialmente detto alle forze dell'ordine che Chiara aveva appuntamento con un altro ragazzo. Successivamente aveva cercato di disfarsi dei vestiti di lei. Con la confessione, poi, ha asserito di aver agito sotto suggerimento di alcune "voci demoniache". L'affermazione ha messo in dubbio la sua lucidità, tanto da portare a valutare la disposizione di una perizia psichiatrica. Il Gip ha definito il ragazzo "assolutamente capace di intendere e di volere vista la ferocia innaturale per un ragazzo così giovane". Secondo l'accusa sarebbero troppi i dettagli collegabili a una premeditazione a sangue freddo dell'omicidio.
L'omicida capace di intendere e di volere
Secondo il gip del tribunale per i minorenni di Bologna, il killer di Chiara Gualizetti sarebbe stato non solo capace di intendere e di volere, ma assolutamente "lucido e spietato durante il delitto e nella descrizione dell'omicidio". Per lui si valuta una perizia psichiatrica. Alcuni problemi psicologici erano precedentemente emersi, ma il ragazzo era stato affiancato da una psicoterapeuta e sembrava condurre una vita regolare in un ambiente familiare adeguato. Nelle prossime settimane avrebbe dovuto incontrare per la prima volta un neuropsichiatra. Secondo il Gip la sua "assoluta lucidità" lo renderebbe un pericolo per se stesso e per gli altri: il ragazzo, infatti, potrebbe uccidere ancora o tentare la fuga.
L'interrogatorio
Il killer ha raccontato durante l'interrogatorio tenutosi davanti al giudice di aver dato appuntamento alla 16enne nella giornata di domenica scorsa. Le aveva chiesto di fare una passeggiata nel bosco per chiacchierare e una volta arrivati nel campo vicino casa, l'ha colpita con un coltello rubato dalla cucina. L'ha aggredita alle spalle per poi darle una serie di calci in testa quando era già agonizzante. "Ricordo che non moriva – avrebbe detto il 16enne – e mi sono stupito di quanto fosse resistente il corpo umano". Durante l'interrogatorio ha raccontato di "figure demoniache" che gli avrebbero suggerito il delitto: "Parlo da molto tempo con Samael, l'angelo del giudizio". Il 16enne è accusato di omicidio volontario premeditato.