Chiara Cumella e la sua lotta per diventare medico: “Ho 13 malattie e mi impediscono di studiare”
Chiara Cumella, studia medicina all'Università di Enna, partnership dell'Università Dunārea De Jos di Galati. Ha 13 malattie rare e sogna di diventare un medico anestesista. Dovrà nei prossimi mesi affrontare un delicato intervento chirurgico in America ma l'università non le concede di seguire le lezioni a distanza.
Chiara Cumella, siciliana di Caltanissetta, frequenta il quinto anno e ha richiesto di seguire lezioni ed esercitazioni in via telematica, per rispondere a un bisogno reversibile legato ad una malattia che al momento la rende immunodepressa e soggetta a frequenti crisi respiratorie, oltre che in attesa di un prossimo intervento chirurgico in America. Una richiesta però negata dall'università. Chiara, nonostante la sua precaria condizione di salute, è costretta a seguire le lezioni e necessita di ausili come un sondino naso-gastrico per la nutrizione artificiale che deve staccare prima di andare a lezione, un catetere vescicale e un catetere venoso centrale finalizzato alla somministrazione di terapie nel corso della giornata, ma che vengono sospese dovendo recarsi all'università.
L'università ha risposto al legale di Chiara che la studentessa dovrà attenersi al regolamento dell'Ateneo e l'oggetto della richiesta non può essere accolto.". "Mi hanno totalmente chiuso le porte in faccia – ha detto Chiara – mi hanno detto di no senza nessuna motivazione valida". Nonostante la mia disabilità – continua – ho anche io il diritto allo studio, a sognare e realizzare i miei progetti di vita. Nessuno ci può togliere il diritto allo studio perché dietro ad una persona disabile c'è un essere umano come tutti gli altri. Non mi arrendo perché è talmente forte il desiderio di poter dare quello che io non ho mai avuto".
La giovane aspirante medico, infatti, è affetta da 13 malattie rare. Ha attraversato tantissimi momenti di difficoltà, dal coma a interventi delicati con complicazioni. Per i medici è un miracolo che sia ancora viva. Ma Chiara non si arrende. Il suo più grande desiderio è quello di diventare un medico. Nel corso della sua carriera universitaria però non sono mancate le ingiustizie. "Mi hanno sempre detto di attraversare le corsie dell'ospedale non come medico ma come paziente. Da quando mi sono iscritta in medicina – racconta – ho iniziato ad avere tantissime ingiustizie. Avevo provato a fare i test in altre università ma il mio compito è stato annullato e non è stato mai corretto. Così mi sono iscritta in questa università e sono andata avanti, nonostante sono stata un po' denigrata solo perché sto male, ho iniziato questo percorso molto travagliato perché ho avuto i bastoni tra le ruote. Sono arrivata fin qui grazie alla mia volontà e alla mia forza ma in questo momento non riesco ad andare avanti perché, nel prossimo semestre, non mi hanno concesso di seguire le lezioni a distanza in America".
Fanpage.it ha cercato di contattare l'ateneo più volte senza ottenere risposte. In una nota l'avvocato di Chiara, Vania Limuti, scrive:
Il diniego opposto da codeste organizzazioni che tra di loro collaborano al fine di offrire un servizio educativo preordinato al conseguimento della laurea in medicina conferita dall’università, e dunque sono da considerarsi sotto tale aspetto un'unica parte, va valutato sulla base di molteplici normative applicabili sia allo stato italiano che a quello rumeno. Corre l’obbligo di far presente che il contravvenire a principi fondamentali di dignità, costringendo la studente a seguire le lezioni in condizioni di sofferenza, nonché il sostanziale diniego del diritto all’educazione su una base di uguaglianza sancito dagli art. 3 e 34 della Carta Costituzionale italiana, sono contrari all’ordine pubblico interno e pertanto legittimano la mia assistita a cercare immediata tutela dinanzi alla giurisdizione italiana, dal momento che ogni contraria disposizione, legale, regolamentare o interna all’istituzione universitaria vengono disapplicate e legittimano l’applicazione diretta della legge italiana sia in campo sostanziale che processuale, pertanto, rinnovo l’invito a codeste organizzazioni di fattivamente adottare le opportune misure.