Chiama i carabinieri ma viene colpito col taser e muore, Pm: “Decesso per uso cocaina”
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Non ci sarebbe nessuna correlazione tra l’uso del taser da parte dei carabinieri e la morte di Carlo Lattanzio, il 42enne pugliese deceduto l’estate scorsa dopo essere stato colpito con lo strumento in dotazione ai militari di Vipiteno che erano intervenuti a Colle Isarco, in provincia di Bolzano. È quanto sostiene la Procura della Repubblica di Bolzano che sta indagando sui fatti. Per i pm altoatesini l’uomo sarebbe deceduto per un evento cardiaco associato all’uso di sostanze stupefacenti, in particolare la cocaina.
"All'esito dell'autopsia e degli accertamenti medico legali svolti dai consulenti, la causa della morte è stata ricondotta all'assunzione di cocaina che ha comportato un evento cardiaco acuto di tipo aritmico o vasospastico” ha spiegato la Procura bolzanina aggiungendo che “dalle analisi tossicologiche è emersa infatti un'elevata concentrazione di cocaina e, secondo la consulenza, tenuto conto del processo di redistribuzione e l'idrolisi della cocaina nei suoi metaboliti, nonché del tempo di latenza tra l'assunzione della stessa e la morte del soggetto, è ragionevole ritenere che al momento del decesso la concentrazione di cocaina fosse ancora maggiore”.
Per questi motivi, i pm hanno chiesto l’archiviazione dell’inchiesta a carico di ignoti al giudice per le indagini preliminari, ritenendo che non vi sia alcun reato. Secondo la Procura, infatti, "un eventuale ruolo concausale da parte del taser resta un'ipotesi altamente improbabile" perché "non ci sono allo stato attuale prove scientifiche che correlino con certezza l'uso di dispositivi di controllo elettronico come il taser ad eventi cardiaci di tipo aritmico"
“I valori di carica elettrica necessari ad indurre una fibrillazione ventricolare sono 200 volte maggiori di quelli emessi da tali dispositivi. Tuttavia, nonostante il rischio di sviluppo di fibrillazione ventricolare indotta da taser sia descritto in letteratura come trascurabile, in alcuni studi la percentuale è stata stimata fino al 5%. In questi casi è però, secondo quanto riportato dalla consulenza, impossibile prescindere dalla multifattorialità degli scenari descritti, laddove solitamente un quadro cardio patologico di base si intrinseca con l'intossicazione acuta da sostanze ad azione cardiotossica e con fattori di stress situazionale correlati all'estrema agitazione da fuga e/o immobilizzazione” prosegue la nota della Procura che conclude: “Tali condizioni, favorendo lo sviluppo dell'acidosi lattica, possono infatti abbassare di per sé la soglia di insorgenza di aritmie fatali portando al decesso dei soggetti, indipendentemente dall'utilizzo del dispositivo taser".
I fatti risalgono alla notte tra l'8 e il 9 luglio dello scorso anno quando, a seguito di una richiesta di intervento dello stesso 42enne, i carabinieri si trovarono di fronte all’uomo in stato confusionale. Il 42enne avrebbe perso il controllo e si sarebbe avventato contro i militari che utilizzarono il taser. Quindi il malore e la morte dopo più di un'ora.