Chi sarà il successore di Papa Francesco, i nomi dei cardinali favoriti al Conclave dopo Bergoglio

Un antico detto recita: "Chi entra in conclave da Papa, ne esce da cardinale". Il proverbio, tramandato nei secoli, è un monito sempre attuale: i favoriti alla vigilia al soglio di Pietro spesso non arrivano al traguardo e non di rado rimangono anche molto "scottati" dalla delusione. Ne sa qualcosa, ad esempio, il cardinale Angelo Scola, nel 2013 arcivescovo di Milano, che dopo le dimissioni di Benedetto XVI era considerato il candidato più papabile. I vescovi italiani lo davano praticamente per certo, tanto che, dopo l’apparizione del fumo bianco, un alto prelato si affrettò a diffondere un messaggio di congratulazioni per la sua elezione. Si dice addirittura che da Milano fossero partiti bus pieni di suoi "fan" e che per la delusione Scola abbia avuto un malore, ritardando l’apparizione del nuovo Papa – Bergoglio – al balcone.
Il prossimo Conclave – che conterà su 135 elettori – si preannuncia decisivo. In gioco c’è la direzione futura della Chiesa Cattolica Romana. Ed è proprio grazie alle riforme introdotte da Francesco che la rosa dei candidati appare oggi più ampia e imprevedibile che mai. Durante il suo pontificato, Papa Francesco ha rivoluzionato il Sacro Collegio, rendendolo più rappresentativo della Chiesa universale. Ha abbandonato la prassi non scritta secondo cui alcune diocesi, soprattutto italiane, garantivano automaticamente un posto tra i cardinali. Al loro posto, ha scelto pastori provenienti da aree tradizionalmente escluse: Haiti, Papua Nuova Guinea, Tonga. Una mossa che ha spiazzato le gerarchie consolidate e reso più difficile ogni previsione sul prossimo successore di Pietro.
Eppure, tra i cardinali elettori, solo pochi sembrano avere il profilo adatto per esperienza pastorale, visione globale, equilibrio dottrinale e capacità di guidare una comunità mondiale in un'epoca di profondi cambiamenti. Ecco quali sembrano essere, ad oggi, i grandi favorito alla successione di Francesco.
Pietro Parolin, il fine diplomatico vaticano che ha aperto alla Cina

Cardinale di lungo corso e diplomatico esperto, Pietro Parolin occupa dal 2013 il ruolo di Segretario di Stato vaticano, il secondo incarico più importante nella gerarchia della Santa Sede. Originario di Schiavon (Vicenza), Parolin ha costruito nel tempo un profilo di grande conoscitore della Chiesa universale, maturando una solida esperienza sul campo, in particolare in America Latina. È stato nunzio apostolico in Venezuela e ha partecipato alla storica firma dell’accordo di pace in Colombia nel 2016.
Architetto delle delicate trattative che hanno portato a una nuova apertura tra il Vaticano e il Vietnam, Parolin ha anche avuto un ruolo chiave nel discusso accordo con la Cina sulla nomina dei vescovi, una mossa che ha segnato un punto di svolta nei rapporti diplomatici tra Roma e Pechino. Anche per questo la sua eventuale ascesa al soglio pontificio potrebbe non essere vista di buon occhio da Washington: in passato Parolin ha infatti criticato apertamente il piano dell’amministrazione Trump per Gaza. Pur allineato alla linea riformista di Papa Francesco, il cardinale si distingue per un profilo più cauto e conservatore.
Matteo Zuppi, il "popolare" presidente della CEI

Il cardinale Matteo Zuppi si è distinto per le sue doti diplomatiche, tanto da essere scelto da Papa Francesco nel 2023 per guidare una delicata missione di pace in Ucraina. Figura di spicco della Comunità di Sant’Egidio, storica realtà cattolica impegnata nel dialogo e nella solidarietà, Zuppi ha già svolto un ruolo chiave nel processo di pace che pose fine alla guerra civile in Mozambico nel 1992. Romano di nascita, ma profondamente legato a Bologna, dove è solito muoversi in bicicletta, il cardinale è apprezzato anche per il suo approccio inclusivo, in particolare verso la comunità LGBTQ+ all’interno della Chiesa.
Pierbattista Pizzaballa, il frate del Medio Oriente

Pierbattista Pizzaballa, 60enne di origini bergamasche, è una delle figure più rilevanti della Chiesa cattolica in Terra Santa. Frate dell'Ordine dei Frati Minori, è stato ordinato sacerdote nel 1990 e ha conseguito la licenza in teologia biblica a Gerusalemme. Dal 2004 al 2016 ha ricoperto il prestigioso incarico di Custode di Terra Santa, svolgendo un ruolo cruciale nella protezione e nella cura dei luoghi santi cristiani.
Nel 2020, Pizzaballa è stato nominato Patriarca Latino di Gerusalemme, dove ha continuato a promuovere il dialogo interreligioso e a difendere i diritti dei cristiani in Medio Oriente. La sua competenza in ebraico e il suo profondo impegno per la pace lo hanno reso un interlocutore di riferimento per tutte le parti coinvolte nel conflitto israelo-palestinese. La sua figura incarna la continuità dell'opera di Papa Francesco, con un focus particolare sulla vicinanza ai poveri e sul sostegno alla pace, anche in un contesto geopolitico sempre più turbolento.
Il cardinale filippino Tagle, il "Francesco asiatico"

Figura tra i nomi più accreditati nel panorama ecclesiastico globale, il cardinale filippino Luis Antonio Tagle è spesso indicato come il "Francesco asiatico" per la sua sintonia con le priorità pastorali di Papa Bergoglio. Carismatico e profondamente umile, Tagle incarna una visione della Chiesa vicina agli ultimi e attenta ai bisogni del mondo in via di sviluppo.
Per anni alla guida di Caritas Internationalis, la rete globale delle organizzazioni caritative cattoliche, ha rappresentato la voce della solidarietà della Chiesa a livello internazionale. Nel 2019 Papa Francesco lo ha voluto alla guida del Dicastero per l’Evangelizzazione, affidandogli un ruolo centrale nel dialogo con le Chiese del Sud globale. Noto semplicemente come "Chito", il cardinale sarebbe il primo papa filippino e del Sud-est asiatico della storia. La sua candidatura, sempre più discussa nei corridoi vaticani, riflette non solo la crescita demografica del cattolicesimo in Asia, ma anche la volontà di una Chiesa più universale e inclusiva.
L'altro cardinale filippino, Pablo Virgilio Siongco David

Oltre a "Chito" c'è un altro cardinale filippino in lizza per diventare Papa: si tratta di Pablo Virgilio Siongco David, noto come "Ambo", religioso che ha pagato caro il suo impegno: minacce di morte e procedimenti giudiziari lo hanno colpito nel pieno della guerra alla droga del presidente Rodrigo Duterte, contro cui aveva apertamente predicato. Figura carismatica e vicina alla visione pastorale di Papa Francesco, il cardinale – che ama farsi chiamare anche "Apu", termine affettuoso che significa "nonno" – sostiene una Chiesa inclusiva, capace di farsi "ospedale da campo" per i feriti della società. Stimato all'interno della gerarchia ecclesiastica, se eletto pontefice, come l’altro papabile cardinale Tagle, segnerebbe una svolta storica: sarebbe il primo Papa filippino e del Sud-est asiatico.
Fridolin Ambongo Besungu, il difensore dei diritti umani nella Repubblica Democratica del Congo

Guida una delle più grandi comunità cattoliche del mondo, con oltre sette milioni di fedeli, ed è considerato una delle voci morali più autorevoli del suo Paese. Il cardinale Fridolin Ambongo, arcivescovo di Kinshasa, incarna la vitalità della Chiesa africana emergente e potrebbe diventare una figura di riferimento per diverse correnti all’interno di un futuro conclave.
Religioso dell’ordine dei Frati Cappuccini, Ambongo si è distinto come strenuo difensore della democrazia e dei diritti umani nella Repubblica Democratica del Congo. Non ha esitato a denunciare la corruzione e a sfidare apertamente signori della guerra e poteri forti. Tuttavia, la sua figura non è priva di controversie. Il porporato ha infatti espresso una ferma opposizione alle benedizioni delle coppie omosessuali, segnando una chiara distanza rispetto ad alcune aperture pastorali emerse recentemente all’interno della Chiesa cattolica.
Tarcisius Isao Kikuchi, il numero uno della Caritas Internazionale

Nel 2023, Tarcisius Isao Kikuchi, missionario giapponese, è stato eletto a capo di Caritas, l'organizzazione caritativa della Chiesa, e rappresenta una figura in grado di garantire continuità con le priorità pastorali di Papa Francesco. Con una lunga esperienza in Africa, dove ha prestato servizio come missionario in Ghana e ha assistito i rifugiati in fuga dal genocidio ruandese del 1994, Kikuchi ha acquisito una solida reputazione a livello globale. Il suo impegno nella Chiesa giapponese è altrettanto rilevante, con una posizione di spicco nella lotta contro le armi nucleari. La sua vasta esperienza internazionale lo rende un candidato favorevole tra i cardinali sempre più provenienti da contesti culturali e geografici diversi.
Joseph Tobin, l'americano che aiuta i migranti

Statunitense, il cardinale Joseph Tobin ha lavorato a Roma come alto funzionario vaticano e come superiore della sua congregazione, i Redentoristi, un ordine missionario attivo in oltre 80 Paesi e con un’attenzione particolare ai poveri. La sua esperienza internazionale, il lavoro in Vaticano e la guida delle comunità cattoliche a Indianapolis e Newark lo rendono uno dei principali candidati americani nel prossimo conclave. Il cardinale – che parla anche spagnolo, portoghese, francese e italiano – è stato un noto sostenitore dei migranti, arrivando a sfidare il divieto imposto dall’ex governatore Mike Pence di reinsediare rifugiati siriani in Indiana.
Robert Prevost, l'altro americano in pole position

Robert Prevost, anche lui dagli USA, ha assunto un ruolo di fondamentale importanza nella Santa Sede, guidando l’ufficio vaticano responsabile delle nomine episcopali. Nato a Chicago, è membro dell’ordine agostiniano, di cui ha ricoperto la carica di superiore generale a livello mondiale, prima di dedicarsi al servizio in Perù per diversi anni. Successivamente, è stato vescovo di Chicalayo, in Perù, per poi essere scelto da Papa Francesco per l'importante ruolo presso la Santa Sede.
Michael Czerny, il cardinale figlio di migranti

Michael Czerny, figlio di migranti, è nato in Cecoslovacchia, ma si è trasferito in Canada con la sua famiglia nel 1948. Entrato nella compagnia dei Gesuiti nel 1963, ha ricoperto ruoli di grande responsabilità in ambito internazionale, tra cui la guida di un istituto per i diritti umani in El Salvador e della Rete Africana dei Gesuiti per l'AIDS, impegnandosi a fornire assistenza a persone affette da HIV in tutta l'Africa. In Vaticano, Czerny ha svolto un ruolo cruciale come consigliere di Papa Francesco per le questioni legate ai migranti, per poi essere nominato alla guida del dicastero vaticano per la promozione dello sviluppo umano.
Cristóbal López Romero, l'uomo del dialogo con l'Islam

Cristóbal López Romero, cardinale spagnolo, guida una piccola comunità religiosa in Marocco, impegnata in un'intensa attività a favore dei migranti. Membro dell'ordine dei Salesiani, dedicato all'educazione dei giovani, ha trascorso diversi anni in America Latina, tra cui un lungo periodo in Paraguay. La sua esperienza in Marocco gli ha permesso di acquisire una solida preparazione nel dialogo interreligioso, in particolare con l'Islam, e ha sempre sottolineato l'importanza di collaborare con la comunità musulmana.
Jean-Claude Hollerich, uno dei cardinali di fiducia di Francesco

Il cardinale Hollerich ha ricevuto apprezzamenti per la sua abilità nel coordinare due importanti summit in Vaticano dedicati alla riforma della Chiesae per il suo ruolo di gesuita, come il Papa Francesco. Con una carriera che lo ha visto impegnato per molti anni in Giappone e una conoscenza fluente di diverse lingue, tra cui il giapponese, Hollerich potrebbe un interessante "outsider". Forte sostenitore delle riforme ecclesiastiche, ha affiancato Francesco come uno dei suoi consiglieri più stretti e ha ricoperto un mandato di cinque anni come presidente eletto di un'assemblea di vescovi provenienti dai paesi dell'Unione Europea.
Péter Erdő, il super conservatore alleato di Orban

Il cardinale ungherese Erdő, rispettato giurista ecclesiastico, gode del sostegno di numerosi cardinali conservatori che auspicherebbero una svolta della Chiesa sotto la guida di un Papa in discontinuità con il pontificato di Francesco. Alleato del presidente ungherese Viktor Orban, noto per le sue posizioni anti-migranti, Erdő ha suscitato polemiche dichiarando che l’accoglienza dei rifugiati in Ungheria potrebbe essere equiparata al traffico di esseri umani. In tema di riforma ecclesiastica, ha mantenuto una linea rigorosa e conservatrice.