Chi può cambiare, anche se non lo vuole, ha in sé una fortuna (sebbene non lo sappia). Chi è obbligato a cambiare non è alla fine dei suoi giorni, anzi, è all'inizio di giorni nuovi. Anche quando non lo vuole, anche quando quel cambiamento sembra la fine di un'architrave che sorreggeva la propria esistenza. Chi può cambiare non ha dinanzi a sé la scritta "game over". Chi può cambiare può ancora lottare.
Ci sono uomini, donne, coppie, che hanno davanti a sé dei binari dai quali non è possibile uscire. Altri che quei binari se li impongono solo per allontanare le proprie paure. E così un figlio, una convivenza, un licenziamento, una separazione, un trasferimento in un'altra città sono il cambiamento nello scartamento dei binari che si ha paura ad affrontare. Sono un ridimensionamento di sé stessi. Cambiare presuppone fatica, questo è certo.
Presuppone lasciarsi alle spalle degli spezzoni di vita per riceverne altri. Cambiare è difficile ma stupendo. Perché è nei cambiamenti che la vita sia esprime. E' nei cambiamenti che le nostre certezze vengono rielaborate per essere processate da milioni di chip che non immaginavamo neanche di possedere. E' nei cambiamenti che siamo vivi.
Chi può cambiare non è mai solo. Perché nel cambiamento si incontrano nuovi compagni di viaggio. Nel cambiamento si rimpasta la malta della propria esistenza per cercare di darle nuova forma. Lo scartamento lungo il quale si correva è reazionario. Il cambiamento è sempre rivoluzionario. Aver paura di cambiare è rimanere ancorati ad un passato che è passato. Vuol dire vivere "come se". Ma la felicità non risiede mai nel come se. La felicità risiede nell'attimo in cui lo si è, non nel ricordo di quando lo si è stati. Quando si passa da uno scartamento all'altro i vagoni cambiano. Cambiano i bagagli. Cambiano le mete.
Quando si passa da uno scartamento all'altro si viene sballottolati come la pallina di un flipper impazzito. Quando si passa da uno scartamento all'altro si è fortunati, perché chi può cambiare è ancora vivo.