Ci sono uomini che hanno problemi con le donne, ma la colpa non è delle donne. O si parte da qui o non vale neanche la pena iniziare.
Ora i fatti: ieri un uomo di quarantasei anni, a Lucca, sposato e con tre figli, ha dato fuoco a una donna. Prima l'ha cosparsa di liquido infiammabile e poi le ha dato fuoco.
Il corpo di una persona non è fatto per bruciare, perciò deve avergliene buttata tanta di benzina addosso, e lei deve avere urlato, cercato di divincolarsi, scappare. Lui però ha continuato, e poi le ha dato fuoco. Lei ha urlato. Lei, questa mattina, è morta.
Un altro uomo, questa mattina, ha ucciso la sua compagna, a Caserta, con dodici coltellate alla schiena. Dodici coltellate sono tante, immaginatevele, una di seguito all'altra, senza fermarsi. Io faccio pugilato, e tirare dodici colpi consecutivi non è per niente facile, e alla fine ti fa male il braccio anche se sei allenato.
Dodici coltellate ci vogliono almeno sette o otto secondi, in cui tiri fuori il coltello dalla carne, ricarichi e riaffondi.
La donna è morta, e l'uomo è andato in questura con il coltello ancora sanguinante in mano.
Dall'inizio del 2016 i femminicidi sono stati più di sessanta, e da qui alla fine dell'anno raddoppieranno.
Di chi è la colpa? La prima colpa è dei criminali che compiono questi omicidi, perché la responsabilità penale è personale. Perciò la più grande responsabilità è la loro. Ma io, qui, voglio provare a individuare altre colpe, quelle del contesto e della società, che sono le più dibattute, le meno chiare, le più sfuggenti, ma anche quelle su cui potremmo fare molto, e invece non facciamo niente.
Vania e Rosaria sono state uccise da chi dà la colpa agli stranieri anche per un albero che cade, figuriamoci per un crimine. E invece Vania e Rosaria sono state uccise, oggi, da due uomini italiani. L'odio a vanvera, sputato a caso ma mai nella direzione giusta, è sempre una colpa.
Vania e Rosaria sono state uccise dai miei colleghi giornalisti quando scrivono che il movente è stata "la gelosia". Vania e Rosaria sono state uccise dai miei colleghi giornalisti che chiamano una donna trans "il trans", e quando glielo fai notare ti guardano come dire "che cazzo vuole questo?" Perché il rispetto della persona passa anche dal nome per cui quella persona si è battuta per tutta una vita.
Vania e Rosaria sono state uccise da chi non si interroga mai del perché, per insultare una donna, ci siano un sacco di epiteti che richiamano il sesso, come "troia, maiala, puttana, scrofa, cagna", e per insultare un uomo non ce ne sia neanche uno, al massimo "sei uno stronzo".
Vania e Rosaria sono state uccise da chi, notando tutto questo, è comunque contrario a insegnamenti scolastici indirizzati al rispetto, li bolla come "gender" e ci costruisce campagne mediatiche appoggiate dalla politica più sporca.
Vania e Rosaria sono state uccise da quella politica che sul palco di un comizio del terzo partito italiano, tira fuori una bambola gonfiabile, quelle di gomma e plastica con un buco per il pisello all'altezza della fica, e per bocca del suo leader dice "è la sosia della Boldrini", la presidente della Camera italiana; e tutti ridono, e applaudono. Applausi a chi, pochi giorni dopo, sentirà il suo impulso criminale legittimato da chi avrà fatto intendere che una donna è una roba di plastica che si può sventolare in aria e infilarci il pisello quando ci pare; e una roba di plastica con un prezzo di fabbrica non può decidere di mettere la parola "fine" a una relazione. Che è poi il movente per cui Vania è stata bruciata viva.