“Chi ha detto che Bossetti è l’assassino di Yara dovrà chiedere scusa”
In attesa della prossima udienza del processo in corso a Bergamo per l’omicidio di Yara Gambirasio, Claudio Salvagni – uno degli avvocati di Massimo Giuseppe Bossetti – è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Legge o giustizia” condotta da Matteo Torrioli su Radio Cusano Campus e ha parlato di quanto sta accadendo in aula. Ha parlato in particolare del “clima incandescente” che si respira in aula (nel corso dell’udienza di venerdì scorso la presidente ha minacciato di far continuare il processo a porte chiuse e ha anche espulso una donna dall’aula) e degli scontri continui tra accusa, difesa e parte civile. “Non è certo la difesa che ha voluto alzare i toni dello scontro, noi stiamo solo cercando di dimostrare con dati scientifici e con ragionamenti logici come le accuse siano fondate sul nulla. Se non per quell'aspetto del dna che dovrà ancora essere discusso”, ha spiegato Salvagni. Il suo assistito Massimo Bossetti, per l’accusa unico responsabile dell’omicidio della giovane di Brembate Sopra uccisa nel 2010, è in carcere dal 16 giugno del 2014 e da sempre dice di essere innocente.
“Bossetti e la sua famiglia massacrati”
L’avvocato Salvagni ha fatto riferimento a quanto avvenuto nel corso delle ultime udienze del processo, quando in aula ha parlato Ezio Denti, consulente della difesa che si è scontrato con la pm Letizia Ruggeri. “Quando non si hanno argomentazioni tecniche si scade nel personale. Stupisce che siano stati spesi i soldi dei contribuenti per fare indagini sui consulenti della difesa. Non è il processo ai consulenti della difesa, è il processo a Massimo Bossetti”, ha detto Salvagni affermando anche che tutti ricordano quello che disse il ministro dell’Interno Angelino Alfano il giorno dell’arresto del muratore. Secondo il legale, dunque, il processo per l’omicidio di Yara Gambirasio “nasce e si sviluppa sotto questa luce”. “È sotto gli occhi di tutti come quest'uomo e la sua intera famiglia sono stati massacrati. Anche qualora fosse assolto, i segni indelebili di questo massacro resteranno sulla pelle della moglie, dei figli e di tutta la famiglia. Chi ha detto che Bossetti è l'assassino dovrà chiedere scusa, ma non credo che le scuse basteranno”, ha continuato parlando dell’uomo in carcere.
Difesa Bossetti attacca: “È processo politico”
Anche al termine dell’udienza di venerdì scorso Salvagni aveva parlato del suo assistito e in particolare della sua vita dietro le sbarre. “Un uomo che si dichiara innocente e che è innocente fino a sentenza definitiva, dopo 18 mesi di carcerazione, con un periodo di isolamento lunghissimo, non può che star da schifo. Io che lo vedo ogni tanto anche in carcere non posso che registrare questo suo stato d'animo di prostrazione”, aveva detto l’avvocato. Di “processo politico” ha parlato anche Ezio Denti, che ha affermato che non è possibile attaccare un consulente come ha fatto la pm Ruggeri nei suoi confronti mettendo in dubbio i suoi studi.
Le ultime news sull'omicidio di Yara e il processo a Bossetti
Come si diceva, nelle ultime udienze del processo a carico di Bossetti per l’omicidio di Yara si è presentato dinanzi alla Corte Ezio Denti, che si è occupato del furgone apparso nelle registrazioni video nei pressi del luogo della sparizione di Yara. Il consulente di Bossetti, scontrandosi con la pm Ruggeri, ha di fatto contestato le modalità con cui gli investigatori hanno proceduto all’estrazione delle immagini delle telecamere. L’imputato, dal canto suo, ha fatto recentemente sentire la sua voce tramite una lettera fatta recapitare al settimanale “Oggi”. Nella lettera Bossetti accusa i media per il trattamento subito dal giorno del suo arresto e descrive la sua sofferenza per la vita in carcere, costretto a stare lontano dalla sua famiglia. L’ultimo “no” a Bossetti dei giudici alla richiesta di scarcerazione dei suoi avvocati è arrivato poco prima di Natale: per la seconda volta da quando è iniziato il processo e per la nona se si tiene conto anche della fase precedente dell’inchiesta i giudici hanno negato la libertà al muratore di Mapello. Il no della Corte è motivato dal pericolo di reiterazione del reato che non verrebbe scongiurato dal provvedimento degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.