Chi erano Claudio e Massimiliano Chiarelli: cacciatori professionisti con etica ferrea
Un cacciatore esperto, un serio professionista con regole ferree e uno spiccato senso etico contro il bracconaggio e le pratiche di caccia prive di scrupoli. Così il regista e fotografo trevigiano Carlo Bragagnolo ricorda Claudio Chiarelli, l'uomo ucciso in Zimbabwe mentre partecipava a una battuta di caccia insieme a suo figlio, anch'egli profondo conoscitore del territorio e delle regole. Secondo il documentarista avrebbe potuto essere proprio il rigore di Claudio Chiarelli e il figlio Massimiliano a farli diventare "scomodi" per qualcuno. Come riporta Il Gazzettino Bragagnolo assieme a Chiarelli ha realizzato quattro film dedicati alla caccia dei grandi animali e con lui si era incontrato l'ultima volta alcuni anni fa quando il padovano era tornato in Italia per un breve periodo. "Era un cacciatore professionista ma cacciava solo ed esclusivamente capi destinati all'abbattimento – ha raccontato il regista – e non faceva sparare se non era sicuro che l'animale venisse abbattuto con un solo colpo. Aveva insomma delle regole ferree e una etica rigorosa, non era uno di quelli che speculava sulla caccia. Ai suoi dipendenti aveva anche dato abitazione, cure mediche, scuola garantita ai figli. L'Africa era casa sua e la rispettava in ogni modo". Per questo, in virtù della sua lotta contro i bracconieri, potrebbe essere diventato una persona da eliminare. Anche Massimiliano viene descritto come "un ragazzo timido, introverso, tranquillo, che aveva fatto la scuola per diventare cacciatore professionista ma aveva ancora le idee confuse sul sul futuro".
Le circostanze della morte dei due italiani non sono ancora chiare: in un primo momento si era ipotizzato che il delitto fosse stato commesso da bracconieri, poi è stata la volte dell'ipotesi che ad aprire il fuoco sia stato un guardiano di un parco. Nei mesi scorsi lo Zimbabwe era balzato agli onori delle cronache per un'altra vicenda riguardante la caccia: il dentista americano Walter Palmer uccise durante una battuta di caccia illegale Cecil, il leone simbolo della riserva naturale di Hwange e dell’intero Zimbabwe, scatenando le proteste degli animalisti di tutto il mondo.