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Chi era Sofia Stefani, la vigilessa uccisa dall’ex comandante della polizia locale ad Anzola

Dall’impegno in politica (nel Pd) a quello nel sociale passando per la passione per il proprio lavoro nella polizia locale, chi era Sofia Stefani, la 33enne, uccisa dall’ex comandante della polizia locale Giampiero Gualandi ad Anzola Emilia, in provincia di Bologna.
A cura di Biagio Chiariello
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Sofia Stefani
Sofia Stefani

Sofia Stefani, 33 anni, ex vigilessa, è stata uccisa ad Anzola dell'Emilia, in provincia di Bologna, con un colpo al volto partito dalla pistola d’ordinanza del suo collega Giampiero Gualandi, 63enne di Anzola dell’Emilia, ex comandante della polizia locale. L’uomo, fermato nella notte, ha parlato di un colpo di pistola partito accidentalmente ma non si esclude il movente passionale. L'accusa è quella di omicidio volontario.

I fatti si sono consumati ieri, giovedì 16 maggio, nel Comando della polizia locale di Anzola tra via Goldoni e piazza Giovani XIII, dove ha sede anche la Casa comunale.

Sofia Stefani
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Chi era Sofia Stefani: l'impegno politico con il PD

Sofia Stefani era impegnata soprattutto in politica, con il Partito Democratico, ambiente che aveva cominciato a frequentare da giovanissima.

Federica Mazzoni, segretaria della Federazione democratica bolognese, ha detto: "Un dolore incredibile che tuttavia non ci consente il silenzio, né come cittadini e cittadine, né come istituzioni. In attesa di accertamenti, ora è il tempo di stringersi alla famiglia, a cui a nome di tutto il Partito Democratico di Bologna porgo le più sentite condoglianze e tutta la nostra vicinanza".

La 33enne era molto attiva sui social media e non mancava mai l'occasione per mostrare le sue foto con la divisa della polizia locale, come si vede su Facebook. "Credo molto nel mio lavoro", aveva scritto a più riprese sul suo profilo.

La passione per lo sport e il volontariato

Sofia Stefani era attiva anche nel sociale con le Cucine Popolari di Bologna, un'associazione di volontariato nata con l'obiettivo di realizzare in ogni quartiere di Bologna un luogo dove le persone più in difficoltà possano avere un pasto caldo e la possibilità di scambi sociali.

Ma era anche una sportiva, appassionata di pattinaggio artistico a rotelle.

Una ragazza molto attiva, dunque, che voleva far parte della pubblica amministrazione, come spiega Davide Dall'Omo, sindaco di Zola Predosa, paese dell'hinterland bolognese vicino ad Anzola dove la 33enne è stata uccisa: "Ha fatto il servizio civile nel nostro Comune nel 2020 ed era sempre partecipe alle iniziative pubbliche, perché ha vissuto in una famiglia dove ha respirato la partecipazione civica. Ho sentito i genitori, Bruno e Angela, che sono sconvolti, tutta la nostra comunità è a loro disposizione. Sofia aveva il desiderio di far parte della pubblica amministrazione e in particolare della pubblica amministrazione. Adesso, dopo varie esperienze, cercava un po' di stabilità".

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Il movente passionale e la presunta relazione con l'ex comandante

Sofia Stefani e Giampiero Gualandi avevano lavorato insieme per circa un anno, fino alla scadenza del contratto della donna che era stata assegnata alla sede di Sala Bolognese. E la prima domanda degli inquirenti riguarda proprio il motivo della presenza della ragazza al comando di Anzola nella giornata di ieri. Non è chiaro perché i due siano dati appuntamento in una stanza da soli.

Nel momento della tragedia, in caserma, c’erano altri due agenti in servizio: sono già stati sentiti dagli inquirenti, coordinati dal pm Stefano Dambruoso. Avrebbero confermato di sospettare da tempo che tra i due ci fosse qualcosa di più di un'amicizia (la vittima era fidanzata, mentre il 63enne è sposato), ma nulla più di voci e chiacchiere da ufficio.

Chi è Giampiero Gualandi

Gualandi, che sarebbe già stato coinvolto in un'altra indagine della finanza per falso ideologico, in una per diffamazione e in un caso di molestie per cui è stata però ritirata la denuncia, è stato sentito a lungo dagli investigatori.

Dopo lo sparo, è stato lo stesso ex comandante a chiamare i soccorsi e i carabinieri, si è quindi consegnato senza opporre resistenza e ha detto che il colpo è partito per sbaglio mentre stava pulendo l'arma e che Stefani era seduta davanti a lui.

Interrogato in presenza del suo avvocato, il 63enne si è avvalso della facoltà di non rispondere.

L'uomo ricopre il grado di commissario capo e sindacalista della categoria, e in passato è stato anche comandante della polizia locale dell’Unione dei comuni Terre d’Acqua.

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