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Chi era Pamela Codardini, la 35enne italiana uccisa in Messico col compagno dai sicari dei Narcos

La 35enne veneziana Pamela Codardini è stata uccisa dai sicari insieme al compagno 29enne Juan Yair Valdez Ruiz detto “el Yayo”. Pare che quest’ultimo fosse il braccio destro del capo del cartello criminale di Los Medina. Alla donna era già stato ammazzato il compagno, un cuoco goriziano col quale aveva aperto un ristorante, nel 2013 sempre in Messico.
A cura di Biagio Chiariello
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È una vera e propria esecuzione quella di cui è stata vittima la 35enne Pamela Codardini in Messico. I sicari hanno prima freddato nel retro del loro negozio di pipe e tabacchi, il compagno 29enne Juan Yair Valdez Ruiz detto "el Yayo" e poi lei, originaria del Veneziano, ma da diversi anni residente a Ocotlan de Morelos, nello stato di Oaxaca.

E pare fosse proprio "El Yayo" il vero obiettivo dei killer. Secondo quanto riportato dal quotidiano Imparcial il 29enne sarebbe stato un fedelissimo di Jaime Alberto Valdez, detto “El Piolin”, capo del cartello di Los Medina, che si è suicidato lo scorso ottobre per non finire catturato delle autorità messicane.

“Una crudele esecuzione – riportano le emittenti del luogo – con gli assassini che sembrano aver voluto guardare negli occhi Juan mentre lo finivano”.

Chi era Pamela Cordardini, la veneziana uccisa in Messico col compagno

Fino ai vent'anni Pamela vive a Favaro Veneto lavorando come cameriera e barista in vari locali della zona. Durante questo periodo conosce il goriziano Alex Bertoli, l’uomo che sposa nel 2010. È un viaggio in Messico con l'uomo che spinge la giovane a cambiare vita e trasferirsi nello Stato dell'America centrale. Così la coppia fonda il ristorante ‘Dolce Vita', nella città di Mazunte, nello stato di Oaxaca, dove Alex lavorerà come cuoco. E dove all'inizio di maggio 2013, verrà sequestrato, pestato e bruciato vivo.

Pamela con l'ex marito Alex Bertoli
Pamela con l'ex marito Alex Bertoli

Secondo la madre di Pamela il movente di quel terribile omicidio non fu altro che l'invidia degli altri ristoratori per un locale che stava andando bene. Iscritta nel registro degli indagati, Pamela non riesce a tornare in Italia come avrebbe voluto soprattutto la sua famiglia. Nel frattempo entra in un gruppo di sostegno per problemi di dipendenza e qui conosce il suo secondo marito: un operatore della stessa comunità. L'uomo le darà due figli, prima della separazione.

Pamela quindi fa la conoscenza di Juan e con lui si trasferisce a Ocotlan de Morelos, dove la coppia apre il ‘Mr Green The Smoke Shop'. Agli amici italiani, a Natale, la 35enne aveva raccontato che l'uomo le aveva chiesto di sposarla. Il destino però ha voluto diversamente: un duplice omicidio nato probabilmente nel corso di una lotta tra bande criminali del posto. In particolare tutto sarebbe legato al cartello Los Medina.

Il precedente nel 2013 e l'omicidio dell'ex marito

Sulla morte di Alex Bertoli anche Fanpage.it aveva provato a fare chiarezza con la madre del giovane. La vicenda era finita al vaglio della procura di Trieste. La notte tra il 2 e il 3 maggio 2013 28enne era stato seviziato e bruciato vivo in un campo non lontano dalla “Dolce vita”, il suo ristorante sulla spiaggia.

L'ipotesi di un delitto a scopo di rapina era stata esclusa. All'epoca era stato congetturato che il ragazzo avesse contratto un debito ingente o si fosse immischiato in un giro di droga. Anche se per i familiari di Pamela, il suo compagno era stato ucciso semplicemente da coloro che invidiavano il suo successo.

Ma l'aspetto delle indagini era quello che addolorava meno la madre: "Quello che è successo ad Alex non riuscirò mai a scoprirlo, ma almeno datemi mio figlio. Non chiedo di più", aveva detto la notte ai nostri microfoni.

L'inchiesta sul duplice omicidio

Sull’inchiesta al momento vige il più stretto riserbo. La Farnesina è in contatto con le autorità locali per il rimpatrio della salma di Pamela.

"La sede dell’ambasciata – fanno sapere dall’Unità di crisi del Ministero – è stata informata del decesso della connazionale e del suo compagno, cittadino messicano, dal fratello della signora Codardini. In seguito a questo primo contatto l’ambasciata si è attivata, d’accordo con la console onoraria d’Italia a Oaxaca, con la procura locale per richiedere informazioni e procedere al riconoscimento della salma. L’ambasciata si è tenuta in costante contatto con i famigliari della signora Codardini".

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