Chi era Barbara Capovani, la psichiatra aggredita e uccisa a Pisa da un suo ex paziente
Cinquantacinque anni, psichiatra con una grande passione per il suo lavoro che svolgeva con impegno e dedizione, ma anche madre di tre figli che hanno sperato fino all'ultimo istante si potesse salvare. Barbara Capovani, la dottoressa aggredita a Pisa venerdì scorso all'esterno dell'ospedale Santa Chiara, è morta ieri alle 17 e 40. Per l'attacco è stato fermato un 35enne, ex paziente della donna, Gianluca Paul Seung, a cui gli inquirenti hanno contestato anche la premeditazione del gesto.
Quella della dottoressa Capovani è la storia di una donna che da anni dedicava gran parte della sua vita agli altri, con un'attenzione particolare ai meno fortunati. È Sergio Bontempelli – filosofo, attivista e membro di Adif-Associazione Diritti e Frontiere – a tracciarne un ritratto in un post su Facebook. Barbara, infatti, aveva frequentato lo stesso liceo, il Galileo Galilei di Pisa, e fin da ragazza aveva mostrato una particolare vocazione per la solidarietà e l'impegno sociale: "Era un pilastro della scuola, ed era impossibile non conoscerla. Insieme a Guido Carpi e a tanti altri e altre, era una delle animatrici della lista di sinistra degli studenti. Per noi ‘più piccoli' – appena usciti dalle medie, e un po' disorientati dall'ambiente austero del Liceo – era un punto di riferimento importante. A volte non capivamo bene cosa succedeva, cosa aveva deciso l'assemblea, cosa aveva deliberato la ‘lista', cosa bolliva in pentola: in quei casi, bisognava per forza ‘andare da Barbara'".
Quella che sarebbe diventata in seguito un'affermata psichiatra, coordinatrice del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura del Santa Chiara, era già in gioventù "quella che spiegava meglio le cose, che ce le faceva capire: per noi era una specie di seconda professoressa. Ricordo i tanti capannelli con lei al centro a parlare, e noi piccoli tutti intorno ad ascoltare. Era una ragazza solare, intelligente, sensibile, e molto dolce. In tempi recenti, incrociandola per strada, ho pensato tante volte di fermarla. Poi è sempre prevalso lo scrupolo di non essere invadente. E forse è giusto così. Le notizie di queste ore sono terribili, e non riesco a commentarle. Mi resta in mente il suo sorriso, che avevo conosciuto tanti anni fa e che rivedevo, solare come allora, quando la incontravo per strada".