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Chi è Gaspare Mutolo, il pentito di mafia diventato pittore

Gaspare Mutolo è stato un feroce manovale di Cosa nostra: “Ero un soldato. Eseguivo” gli ordini dei boss Riina e Riccobono. Ma sono passati tanti anni e la vita di ‘Asparinu’, 83 anni, è cambiata. Collaboratore di giustizia dagli anni Novanta al fianco di Falcone e Borsellino, oggi è un pittore.
A cura di Biagio Chiariello
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Il nome di Gaspare Mutolo è tornato alla ribalta dopo l'intervista a Non è l’Arena di Massimo Giletti su La7. L'ex mafioso con la passione per la pittura ha parlato della Trattativa Stato Mafia ("in corso"), oltre che dell'arresto di Matteo Messina Denaro: “Mi è sembrato un appuntamento, non c’era l’agitazione vista in altri arresti, compreso il mio”.

Conosciuto col soprannome di ‘Asparinu', l'83enne palermitano, ha trascorso 28 anni in carcere e gli ultimi 30 da collaboratore di giustizia sotto la vigilanza del Servizio centrale di protezione. Mutolo aveva iniziato a parlare con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, dopo essere stato anche l'autista di Totò Riina.

L'incontro con Toto Riina e la carriera mafiosa

Gaspare Mutolo nasce il 5 febbraio 1940 a Palermo. Da ragazzo viene arrestato per piccoli furti e dietro alle sbarre conosce Totò Riina, con cui resta insieme in cella per otto mesi. Sono gli anni Sessanta; il capomafia di Corleone gli suggerisce di abbandonare la microcriminalità ed entrare in Cosa Nostra, raccomandandolo a Rosario Riccobono, non appena uscito dal carcere.

Gaspare Mutolo, arrestato, nel suo periodo da mafioso
Gaspare Mutolo, arrestato, nel suo periodo da mafioso

Dopo una serie di arresti e scarcerazioni, nel 1973 diventa ufficialmente un mafioso, con i famosi riti della “punciuta” e della “santina bruciata”. In breve tempo ‘Asparinu' si ritrova ad essere il più stretto collaboratore di Riina e Riccobono. È una figura operativa – grosso trafficante di droga, in contatto con il singaporegno Koh Bak Kin – ed è coinvolto, nel 1975, nell’omicidio dell’agente di Polizia Gaetano Cappiello. Rimane latitante fino all’arresto, nel 1979.

Il carcere e il pentimento

Durante la reclusione nel carcere fiorentino di Solliciano, nel 1983, Gaspare, che istintivamente ha sempre provato interesse per l’arte, stringe amicizia con l’ergastolano Francesco Mungo, detto l’Aragonese, con il quale condivide la cella e dal quale apprende le tecniche della pittura.

Nel Maxiprocesso fu condannato a dieci anni di reclusione e decise di pentirsi, diventando collaboratore di giustizia, in particolare di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Decisive, racconta sulla sua pagina web ufficiale, furono le forti perplessità manifestate da sua moglie Maria Santina per quella che era diventata la Mafia di quegli anni:

 “State uscendo tutti pazzi!“, dirà, in un moto di rabbia, rifiutando di proseguire su quel sentiero, dove ormai è stato abbandonato qualsiasi codice d’onore.
Gaspare, che sin da ragazzo aveva creduto profondamente “nell’etica comportamentale del mafioso” e nelle sue ormai obsolete regole, in cuor suo riconosce che Santina ha ragione: la mafia ha totalmente cambiato pelle, ormai vive solo di sangue e terrore. Decide quindi di rompere gli indugi e di prendere le distanze da quella criminalità senza regole in cui oramai non si riconosce più, per dare il proprio contributo alla giustizia.

Grazie anche alle sue parole, il pool antimafia della Procura di Palermo emette 56 ordinanze di custodia cautelare, nel processo “Agate Mariano”, nei confronti di importanti esponenti di Cosa nostra.

Mutolo ha anche un ruolo importante per quanto riguarda l’operazione “Golden Market”, che nel 1994 porta all’emissione di 76 ordini di cattura verso importanti professionisti della città di Palermo.

Nel corso della sua collaborazione, secondo altri pentiti si sarebbe però anche accusato di omicidi che, in realtà, non aveva mai commesso.

Mutolo mostra il suo volto: "Dovevo rapire Berlusconi"

Mutolo ha deciso di mostrare per la prima volta il suo volto lo scorso aprile dopo oltre 30 anni, con una serie di scatti realizzati da James Hill, fotografo del New York Times e vincitore del premio Pulitzer, pubblicati dal settimanale Oggi (direttore Carlo Verdelli) con un articolo a cura di Luigi Garlando.

Aprile 2022. Mutolo mostra per la prima volta il suo volto
Aprile 2022. Mutolo mostra per la prima volta il suo volto

In quell'occasione ha parlato anche del mancato rapimento di Silvio Berlusconi. Erano gli anni Settanta:

Era tutto pronto, le auto, il magazzino dove rinchiuderlo. Ma lui non arrivava. Pensammo che qualcuno lo avesse avvertito. Poi ci arrivò una telefonata da Palermo che ci ordinava di smontare tutto e rientrare in Sicilia. Pochi giorni dopo, nella villa di Berlusconi, ad Arcore, arrivò da Palermo Vittorio Mangano, assunto come stalliere”.

Cosa ha detto Gaspare Mutolo sull'arresto di Messina Denaro

Dopo l'arresto di Matteo Messina Denaro, Gaspare Mutolo è stato protagonista di dichiarazioni molto forti. Ha definito la cattura del boss di Castelvetrano una sorta di messa in scena, il risultato di un accordo.

A suo avviso il covo è stato ripulito prima dell'arrivo dei carabinieri e gli inquirenti hanno ritrovato soltanto il materiale che Messina Denaro voleva "poca roba, è stata forse ritrovate l'agenda rossa di Paolo Borsellino?".

Gaspare Mutolo oggi è un uomo libero e dipinge quadri

Dallo scorso 7 aprile, Mutolo è uscito dal programma del Servizio Centrale di Protezione, anche se continua a vivere sotto falso nome, in un domicilio segreto.

“La mia vita ormai è fatta di fede e di arte“, ha dichiarato all' AdnKronos nel 2019, in occasione dell’inaugurazione di una mostra dei suoi quadri, che oggi campeggiano nelle abitazioni di molti leader dell’antimafia.

E della pittura dice: "È la mia vita, dopo la morte di mia moglie. Ho il cavalletto accanto al letto, dipingo di getto, solo quadri a olio. La piovra, Falcone, Corleone, le campagne, l'agenda Borsellino, la disgrazia capitata ai magistrati coraggiosi".

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