Oggi ha gli occhiali, il viso più rotondo e i capelli arruffati. Ha la voce di sempre, con un tono che rasenta sempre l’arroganza di chi gioca una partita a poker truccata. La sicurezza di chi è da sempre considerato “intoccabile”. E’ Felice Maniero detto “Faccia D’Angelo". L’ex boss, di quella che fu, la mala del Brenta.
Non una banda normale di rapinatori e quant’altro. Una holding criminale che contava centinaia di affiliati e, soprattutto, il beneplacito della mafia siciliana rappresentata, al Nord, da Gaetano Fidanzati. Parlare delle vicende criminali di Felice Maniero è un viaggio tra furti di opere d’arte, rapine, rapimenti, gioco d’azzardo, armi e soprattutto droga. Parlare del “cotoea” (gonna in veneto, soprannome dato per il suo rapporto con la madre) è parlare di rapporti sempre molto oscuri con spaccati delle Istituzioni, è parlare di una “Banda della Magliana in salsa padana” che ha saputo tessere rapporti con i paesi dell’ex Jugoslavia per il traffico d’armi. La Croazia in primis durante il conflitto dei primi anni ’90.
E’ un viaggio che racconta di fughe mirabolanti, come quella da carcere di Fossombrone o come quell’ancora più straordinaria dal penitenziario di Padova. Una fuga annunciata e dai contorni misteriosi e inquietanti. Bandito, rapinatore, collaboratore di giustizia e ora nuovo “signore dell’acqua”. Un signore che, con il suo nuovo nome, Luca Mori (lo possiede dal 2000, quando era ancora nel programma di protezione), ha iniziato la sua terza fase di una vita piena di sangue e ombre.
Da anni la sua attività è quella dell’imprenditore e non poteva essere altrimenti visto le sue caratteristiche. Quando decise di fare nomi, cognomi e di circostanziare i fatti delle malefatte della Mala con i magistrati, gli stessi, ritagliarono su di lui un modello per cui il “collaboratore di giustizia” poteva e doveva essere reinserito nella società. Tanto da arrivare a essere imprenditore o politico. La messa in pratica di quello che fu definito il “teorema Buscetta”.
Oggi Luca Mori, insieme al figlio, si occupa di “casette per la depurazione e la distribuzione dell’acqua”. Con alterne fortune. Non è un mistero, soprattutto nel bresciano, luogo in cui risiedeva fino a un paio d’anni fa, che la sua Anyaquae s.r.l avesse qualche problema debitori nei confronti dei fornitori.
Problemi che son finiti in Tribunale e che hanno portato a dei decreti ingiuntivi. E’ il caso di un falegname e della sua azienda, ora in liquidazione, che ha portato davanti al giudice un assegno non onorato di 35.000 euro a firma dell’ex boss della Mala, in qualità di legale rappresentante della società Anyaquae s.r.l, ottenendo un decreto ingiuntivo. Decreto che ha cercato di far valere anche nell’istituto di credito da cui l’assegno era stato emesso. Pratica inutile visto che la banca ha risposto alla richiesta circa diciotto mesi dopo con un saldo di poche centinaia di euro. Una querelle che è proseguita con il disconoscimento della firma da parte dell’ex “Felice Maniero” e con una perizia del Tribunale che, invece, lo inchioda alle sue responsabilità.
Una storia che possiamo sentire centinaia di volte in un giorno ma che, trattandosi di lui, acquisisce significati particolari. La trasmissione Report ha fatto emergere il luogo di residenza dell’ex boss del piovese: via della Casa Comunale 7, Campolongo Maggiore. Paese che ha legato il suo nome alle gesta di Maniero. Una via che non esiste e che è usata dal Comune per dare un riferimento per i senzatetto. Le domande, a questo punto sono doverose. Come può un libero cittadino (perché questo è lo status attuale di Luca Mori) avere il potere di firma su dei conti correnti, essere presidente di società senza avere una residenza certa? E’ normale che davanti a un decreto ingiuntivo del Tribunale servano diciotto mesi per riuscire a pignorare un conto corrente? La residenza fantasma è o non è un modo per tutelarsi davanti ad eventuali creditori?. Molte di queste risposte vengono dai cavilli burocratici del sistema.
Trattamenti di favore che si perdono nel tempo, coperture da parti di filoni di Stato che l’hanno “protetto” e aiutato. La sua azienda, come ha evidenziato Report, ha marchi e patrocini di Ministeri e aziende di certificazione che non conoscono l’azienda stessa. Tutto ruota tra la nebbia quando si parla di Felice Maniero, tutto sembra ectoplasma. Fantasma lui, fantasma la sua residenza, fantasma il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole e dello Sviluppo, fantasma il suo passato prossimo e remoto. Ma qualcosa di reale sta emergendo e forse i fili di questa matassa riserveranno più di qualche sorpresa.