Chernobyl, secondo l’esperto dell’Istituto di fisica nucleare non ci sarà nessun nuovo incidente

La notizia c'è. Le reazioni di fissione nucleare all'interno del reattore quattro della centrale nucleare di Chernobyl sono riprese e lo hanno fatto con un aumento esponenziale registrato negli ultimi quattro anni, così come spiegato in un articolo pubblicato da "Science" nel quale Neil Hyatt, chimico dei materiali nucleari all'Università di Sheffield, parla di quanto sta accadendo in quell'area come di "tizzoni in un barbecue", sempre pronti a bruciare. L'ipotesi, ma soprattutto la paura, è quella che si possa verificare un nuovo incidente nucleare, dopo quello che nel 1986 ha messo in ginocchio un Paese e distrutto la vita di migliaia di persone oltre che l'economica di intere città. Ma per Marco Casolino, fisico delle particelle e Primo Ricercatore presso l'INFN, l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare a Tor Vergata, il pericolo di un incidente è quasi nullo. Intervistato da Fanpage.it, ha spiegato che il problema principale in questo momento riguarda la gestione del materiale presente a Chernobyl tra organizzazione e costi.
La domanda è d'obbligo: c'è il reale pericolo di un nuovo incidente nucleare a Chernobyl?
"Non c'è nessun pericolo, non ci sarà nessun nuovo incidente a Chernobyl. Una delle cose da dire è che la reazione nucleare è sempre attiva: quando lì c'è stato il disastro 35 anni fa, è rimasto il combustile nucleare dell'Uranio 235 e quindi la reazione nucleare è attiva perchè il decadimento dell'uranio è naturale. Ma in tutta la regione intorno alla centrale è presente questo miscuglio di terra e sostanze chimiche che è molto radioattivo e per questo è stato messo un sarcofago".
In questo sarcofago però è entrata dell'acqua con gli anni, da qui la ripresa delle reazioni
"È vero, l'acqua favorisce la reazione nucleare e quindi si è visto un incremento delle reazioni nucleari. Così hanno messo una ulteriore copertura per asciugare il tutto. Questo incremento c'è stato effettivamente ma si tratta di un processo lento, che va avanti da quattro anni. Da qui l'esempio della brace accesa citata nell'articolo di "Science", però c'è da dire che intorno al materiale radioattivo è stato costruito un sistema che in caso di aumento di reazione nucleare spruzza materiale ritardante per evitare che si scaldi troppo. Ma anche in questo caso, qualora ci fosse un aumento della temperatura, non vi sarebbe un'esplosione ma una fuoriuscita di polvere radioattiva che ovviamente non fa bene. Nel peggiore dei casi, ci può essere un perdita di materiale radioattivo ma sempre all'interno del contenitore costruito per isolare questo struso, non fuori".

Dunque l'allarme è ingiustificato?
"Il punto è che questo "movimento" comporta più che altro un aumento dei costi di gestione del tutto, oltre al fatto che è più complicato avvicinarsi. Il contenitore serve proprio a evitare che possano accadere incidenti. Il problema di Chernobyl è che si tratta di un'area completamente aperta, con una nuvola che ha portato polvere e materiale radioattivo ovunque, al contrario di quanto avvenuto a Fuskushima, dove è rimasto tutto nella centrale nucleare. Ad ogni modo se anche ci fosse un aumento, si avrebbe tutto il tempo per intervenire. Ad esempio si potrebbero fare dei carotaggi: rimuovere combustibile nucleare e inserire un moderatore che possa rallentare la reazione".
Quindi si tratta di una questione di manutenzione
"La notizia c'è, perché ci stanno dicendo che nonostante gli interventi fatti per tenerlo a bada, c'è stato un piccolo negli ultimi quattro anni. Il materiale radioattivo resta ovviamente una cosa pericolosa ma oggi sappiamo come trattarlo. L'obiettivo è rimuovere tutto, ma visto che hanno speso un miliardo e 600 milioni per fare questa nuova copertura, credo che passerà del tempo prima che si possa intervenire, togliendo pezzo per pezzo ciò che è rimasto e smantellandolo".

Questo tipo di materiale dove va messo?
"Andrebbe trattato come scoria radioattiva. Il pianeta è pieno di depositi di scorie come questa o a basso rischio come gli scarti in ambito medico. Il problema di tutto questo è uno: il costo economico. Ma non c'è nessun rischio né per la popolazione lì vicino né in generale. La possibilità che quel materiale si riscaldi a tal punto da provocare un'esplosione chimica è praticamente trascurabile. Si tratta di un aumento graduale e tenuto sotto controllo: è come nei casi dei vulcani. Non parliamo di terremoti che sono imprevedibili. I rilevatori che sono intorno a questi materiali permettono le rilevazioni necessarie proprio a tenerlo sotto controllo. Nessun allarmismo dunque".