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Che tristezza quelle altalene per soli bambini disabili

Un parco giochi “inclusivo” non è fatto di giostrine divise per disabili e normodotati. Perché ci ostiniamo a creare divisioni e ad alzare muri, anziché cogliere occasioni d’oro per abbattere queste maledette barriere?
A cura di Iacopo Melio
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Diciamo le cose come stanno una volta per tutte: un parco inclusivo è un parco giochi con giostre dove possono salire, contemporaneamente, sia bambini disabili che “abili”, in modo da garantire una piena socializzazione tra le due “fazioni”. Ecco perché le altalene a cestello per carrozzine sono il gioco più sbagliato e diseducativo che ci possa essere: costano poco (con duemila euro puoi installarne una) e così l’amministrazione comunale di turno può farsi bella mostrandosi attenta e sensibile. Peccato che il bimbo in carrozzina, giocando da solo, non potrà condividere il divertimento con gli altri e l’aspetto di inclusione mancherà totalmente, restando isolato. Oltretutto, se su queste altalene ci sale un bimbo in piedi, magari saltando vivacemente, come abbiamo visto più volte si rompono pure con facilità, non essendo progettate per certi utilizzi.

Ma “parco inclusivo” non significa solo giostre, ma anche dettagli di uguale importanza come la pavimentazione. Millantare accessibilità quando poi continuano ad essere presenti scale o scalini, ghiaia o terra e prato, significa non aver capito niente di questo concetto. Così come l’assenza di una pavimentazione morbida, anti-trauma e anti-scivolo intorno alle giostre stesse può diventare un vero e proprio pericolo.

È il caso di Campi Bisenzio dove a maggio è stata installata una giostra per disabili al Parco Iqbal, perfettamente inclusiva. Peccato l’essersi scordati di inserirla in uno spazio accessibile, con un pavimento adeguato. Risultato? Una rampa di alluminio sporgente e tagliente a fare da scivolo che ha provocato almeno quattro incidenti, fino a quello del 24 Luglio dove è stato necessario l’intervento di pompieri e ambulanza, con la conseguente chiusura della giostra per pericolosità. Alle accuse di una certa parte politica di realizzare interventi inadeguati, l’assessore ai Lavori Pubblici Riccardo Nucciotti ha dichiarato: “Io ai miei bambini gli stavo dietro. Quella è una rampa per un gioco inclusivo, che dovrebbe essere utilizzata esclusivamente dai ragazzi disabili. Metteremo un cartello per dire che i bambini normali non devono usare la rampa.”

La giostra inclusiva di Campi Bisenzio resa inaccessibile per un montaggio scorretto, rimediato successivamente con una rampa in metallo.
La giostra inclusiva di Campi Bisenzio resa inaccessibile per un montaggio scorretto, rimediato successivamente con una rampa in metallo.

Ancora una volta la responsabilità viene quindi scaricata sui genitori e non sull’amministrazione che, in questo caso, ha dimostrato di non aver capito niente del concetto di inclusione. Un gioco simile, infatti, è una risorsa stupenda che potrebbe regalare momenti di arricchimento reciproco, oltre che di crescita umana. I bambini che hanno occasione di giocare con chi vive certe difficoltà, imparando a relazionarsi con chi è "diverso" e toccando con mano la disabilità, saranno senz’altro adulti più maturi e consapevoli un domani. Perché dunque ci ostiniamo a creare divisioni e ad alzare muri, anziché cogliere occasioni d’oro per abbattere queste maledette barriere? È così difficile chiedere scusa, ammettere le proprie colpe e, dopo aver imparato dai propri sbagli, farsi aiutare da chi magari ne capisce qualcosa o vive certe situazioni in prima persona? Che poi basterebbe davvero poco per fare le cose bene al primo colpo: si risparmierebbero tempo, soldi e polemiche (e incidenti). Sull’idea di apporre un cartello di divieto e sull'orribile termine "bambini normali", poi, è meglio sorvolare. Perché nel 2017 sarebbe anche l'ora di abolirle certe etichette, e di spalancare opportunità anziché chiudere le porte. Anzi, chiudere le giostre. E io, ai miei bambini, spero di potergli stare dietro, un giorno, ma in un luogo sicuro.

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Laureato in Scienze Politiche (curriculum in "comunicazione, media e giornalismo"). Racconta le storie degli altri come giornalista, scrittore e attivista per i diritti umani e civili. Vincitore del Premio "Cittadino Europeo" nel 2017, è stato nominato "Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana" da Sergio Mattarella nel 2018.
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