Che fine ha fatto Antonio Zangaro? Il giovane è scomparso nel nulla da mesi: vittima di una setta?
Antonio Zangaro non torna a casa da cinque mesi, se n'è andato in un giorno di agosto senza dare spiegazioni, dopo un breve periodo in cui era apparso turbato. Ora la famiglia lancia un accorato appello per ritrovarlo. «Vorrei che accadesse già stasera, aiutateci a riportarlo a casa», dice il papà Francesco con la voce tremante mentre racconta a Fanpage il dramma che sta vivendo. Franco, così lo chiamano i suoi cari, è andato in pensione dopo aver lavorato per una vita nel settore della ristorazione. Nel 2016 decide di trasferirsi a Ingolstadt, città tedesca sulle rive del Danubio, e portare con sé la famiglia, la moglie e i tre figli, tra cui Antonio. La loro vita scorre tranquilla, o quasi, fino al 15 agosto scorso, quando Antonio si reca per l'ultima volta a casa dei genitori.
Chi è Antonio Zangaro
Antonio ha 30 anni, è di Corigliano Calabro, frazione di Corigliano Rossano, in provincia di Cosenza. Come il papà lavora nella ristorazione e anche quando si trasferisce in Germania trova impiego come cameriere. Nel tempo libero si diverte in compagnia dei suoi amici, anche perché non ha ancora trovato l'anima gemella. Ma con l'arrivo della pandemia, la sua serenità viene messa a dura prova. Il giovane mal sopporta le mascherine al volto e si incupisce quando si parla di vaccini anticovid. Antonio non ne vuole sapere, ha paura, l'argomento lo turba parecchio.
Il viaggio "maledetto"
Nel gennaio di un anno fa Antonio torna a Corigliano perché ha delle faccende da sbrigare. Il viaggio dura più del previsto. Ai suoi cari Antonio dice che sta passando del tempo con dei vecchi amici a Castrovillari (Cs). A marzo finalmente torna in Germania, ma non è più la stessa persona. Appare poco lucido, distratto, di sicuro nasconde un segreto. Sua sorella, insospettita, scava nel suo cellulare. Scopre che nei giorni in cui il fratello aveva detto di trovarsi a Castrovillari, si trovava invece a Palermo, in una comunità religiosa alla periferia della città. Perché Antonio ha mentito? Perché non parla a tutti di quella esperienza? Chi lo ha mandato lì e perché?
La scomparsa
I mesi passano e Antonio appare sempre più turbato, anche la passione per il lavoro si spegne. A luglio va via senza dare spiegazioni, per poi tornare tre giorni più tardi. «Scusate, ho sbagliato», sono le uniche parole che riesce a dire. Passa qualche settimana, è il 15 agosto scorso, Antonio si reca a casa dei genitori e rimane fino a tardi. Quasi come se non volesse andare via. «Antonio, è mezzanotte – gli dice il papà – io e tua madre andiamo a riposare». Il figlio ha un momento di esitazione, poi infila le scarpe e va via. Saluta, per l'ultima volta.
La chat con gli adepti
Antonio non si fa vivo per due giorni, nemmeno gli amici sanno dare risposte, la sua vita è apparentemente limpida e senza ombre. La madre va a cercarlo a casa ed entra senza problemi, la chiave è infilata nella serratura. Antonio non c'è, così come i suoi documenti e la carta di credito. C'è invece il telefono del giovane, che viene subito esaminato. Su WhatsApp ci sono numerose chat con gli adepti di quella comunità religiosa in cui era stato mesi prima, i rapporti non si sono mai interrotti.
L'estratto conto
Dov'è finito Antonio? Il papà cerca risposte nella cassetta della posta e dall'ultimo estratto conto inviato dalla banca, risulta che il 19 agosto il figlio, o chi utilizza la sua carta di credito, paga un biglietto dell'autobus fino a Verona e una stanza d'albergo in città. Successivamente, il 30 agosto, risulta l'acquisto di un biglietto del treno Verona-Napoli e una consumazione da 4 euro in una caffetteria della città partenopea. Questa è l'ultima informazione.
Le ricerche in Italia
Franco Zangaro si mette autonomamente alla ricerca del figlio, ma senza successo. Va persino in quella comunità religiosa palermitana che lo avrebbe ospitato mesi prima, ma lì gli dicono che il ragazzo non c'è. A quel punto, formalizza la denuncia di scomparsa anche presso le autorità italiane, assistito dall'avvocato Antonio Pucci. Il lavoro degli inquirenti si focalizza sulle chat di WhatsApp.
L'appello
Mentre racconta la vicenda, il papà non si dà pace. «Ho sempre lasciato libero mio figlio di prendere le sue decisioni, non mi sono mai intromesso nella sua vita. Ci ho parlato spesso ultimamente, gli avevo chiesto cosa avesse, se per caso avesse bisogno di uno psicologo e lui ha sempre detto di stare bene». Ma tutti si erano accorti che qualcosa non andava. «Non voleva più lavorare. Era sempre più turbato, anche per via vaccini, non voleva farlo». Ma questo ovviamente non basta a spiegare la decisione di mollare tutto e andare via. «Qualunque sia il motivo, a noi non importa. Siamo disposti a perdonare ed affrontare insieme qualsiasi cosa». Franco dentro di sé sente che il ragazzo sta bene e può leggere le sue parole: «Sono ottimista, lo ritroveremo». Poi il disperato appello al figlio: «Torna a casa Antonio, ti stiamo aspettando».