Che cos’è lo statuto della mafia, il testo con le regole scritte rivelato da intercettazioni ai boss
Vi è uno statuto della mafia, un testo scritto con le regole valide per tutti gli affiliati, redatto dai “padri costituenti” di Cosa Nostra. La rivelazione arriva a sorpresa da una indagine condotta dai carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Palermo che ha porto oggi all’arresto di 7 persone ritenute membri della famiglia mafiosa di Rocca Mezzomonreale, appartenente al mandamento mafioso palermitano di Pagliarelli.
La rivelazione dell’esistenza dello statuto della mafia, definita dal gip "di estrema rarità nell'esperienza giudiziaria", è arrivata ascoltando le intercettazioni dei boss durante un summit di mafia svoltosi il 5 settembre scorso in provincia di Caltanissetta per dirimere alcune controversie interne alla famiglia mafiosa.
Lo statuto della mafia rivelazione dalla portata investigativa deflagrante
Durante il summit che si era svolto in una abitazione di campagna fuori provincia proprio per non destare sospetti, uno degli arrestati “rispondeva con una rivelazione dalla portata investigativa deflagrante: faceva, infatti, riferimento all'esistenza di un documento scritto, un vero e proprio statuto dell'organizzazione” scrive il giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza che ha emesso 7 misure cautelari (5 in carcere e 2 ai domiciliari) nei confronti di altrettante persone accusate di associazione di tipo mafioso ed estorsione.
Lo statuto sarebbe un testo “in cui sarebbero stati annotati dai padri costituenti di Cosa nostra, i principi e le regole cardine dell'organizzazione, rimasti evidentemente invariati nel corso degli anni e, a tutt'oggi, ancora imprescindibili ed essenziali per la sopravvivenza stessa della struttura criminale nel suo complesso” aggiunge il giudice.
Il codice mafioso regola la vita di cosa nostra palermitana
Al testo infatti i boss avrebbero fatto riferimento più volte nel corso del summit per dirimere una controversia che rischiava di spaccare la famiglia mafiosa. Parole ancora più pesanti perché pronunciate da elementi mafiosi in posizione di vertice, già condannati in passato ma anche da altri, considerati uomini d’onore riservati e mai arrestai ma chiamati in causa proprio nei momenti di difficoltà del gruppo criminale.
Proprio questi boss, durante i vertici avrebbero fatto richiamo al "codice mafioso", custodito gelosamente da decenni e che regola, ancora oggi, la vita di cosa nostra palermitana, per invitare gli affiliati a rispettare le vecchie "regole" mafiose e a imporne l'osservanza a tutti i sottoposti.
L’inchiesta ha permesso di confermare “la piena operatività dell’associazione mafiosa nel suo complesso, nonché il costante richiamo della stessa alle più arcaiche regole mafiose”, spiegano i carabinieri, ma anche di confermarne l’attività delle storiche figure di vertice del mandamento mafioso, già in passato protagoniste di episodi rilevantissimi come la gestione della trasferta in Francia del capomafia Bernardo Provenzano per sottoporsi a cure mediche o la tenuta dei contatti con l’allora capomafia trapanese latitante Matteo Messina Denaro