Colpisce e commuove la scelta di papa Francesco di fare il suo primo viaggio pastorale a Lampedusa. Sbarcherà lunedì a Punta Favarola, sul molo dei profughi, su quella lingua di cemento che ogni estate raccoglie dal mare vite zuppe e disperate, corpi neri e freddi, che scappano dalla guerra, dalla fame, dalla miseria, illudendosi di trovare pace sulle sponde meridionali di un’Europa che ormai non sa più sfamare nemmeno i suoi popoli. Colpisce perché in un momento in cui la crisi rinsalda le paure collettive, e ci fa temere ogni cosa, il Papa richiama a un nuovo senso solidale rispetto alla povertà e alla disperazione. Commuove perché arriva così, nel cuore dell’estate, quando riprendono i viaggi, e quando su quello schizzo di roccia nel Mediterraneo si uniscono ricchi e poveri, vacanzieri e immigrati in fuga. Ci salviamo tutti assieme, questo è il messaggio del Papa. Rinunciando ciascuno a qualcosa, per dividerlo con chi sta peggio. A cominciare dalla Chiesa, mi auguro.