Cerignola, Nunzia uccisa dal marito davanti ai figli. All’avvocato lui ha chiesto: “È morta?”
"Ma è morta?". Sarebbe stata questa la prima domanda che Angelo Di Meo, quarantaquattrenne di Cerignola (Foggia) fermato per l’omicidio della moglie Nunzia Compierchio, avrebbe fatto al suo avvocato, poche ore dopo il delitto. “È apparso molto confuso, era comunque un nucleo familiare già segnalato. Di Meo ha problemi di tossicodipendenza e in passato è stato ricoverato nei Cim (Centri di igiene mentale) di Cerignola e Manfredonia”, ha spiegato l’avvocato Gianluca Pignataro parlando del suo assistito, che davanti al pubblico ministero si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nunzia Compierchio, quarantuno anni, è stata uccisa ieri, domenica 5 luglio, nella sua casa alla periferia di Cerignola. Di Meo si è presentato a casa e ha aperto il fuoco. Almeno cinque i proiettili esplosi contro la donna. A quanto emerso, il femminicidio è avvenuto davanti ai due bambini della coppia, di undici e dodici anni.
Nunzia uccisa sulla porta di casa
La polizia sta cercando di ricostruire gli ultimi istanti di vita della vittima. Nunzia e il suo omicida erano separati di fatto, ma a quanto pare continuavano a vivere insieme. Avevano trascorso insieme anche le ore precedenti all’omicidio. Poi, poco dopo pranzo, lui è tornato a casa e le ha sparato. Avrebbe premuto il grilletto non appena lei ha aperto la porta di casa: Di Meo ha esploso la raffica di proiettili, in direzione delle gambe e allo sterno.
I precedenti del presunto omicida
La polizia ha rintracciato il presunto omicida a casa del padre. In passato Di Meo era stato arrestato in flagranza nel luglio del 2017 per estorsione, accusato di aver preteso dei soldi dal padre dietro minacce di morte. Dalla moglie, secondo le prime informazioni, era stato denunciato per inosservanza degli obblighi di assistenza familiare, circostanza che l’avvocato ha detto di dover verificare.