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“Dicevano che era colpa nostra, non è così”: centinaia di donne stanno raccontando il loro stupro

Da qualche settimana la pagina Facebook ‘Abbatto i Muri’ ha lanciato sui social #tuttacolpamia, campagna che sta raccogliendo le storie di centinaia di donne molestate e stuprate. I racconti hanno una cosa in comune, il fatto di credere che sia la persona abusata a essere ‘colpevole’ di quanto accaduto. “Uno degli scopi di chi dice che è colpa tua è farti credere che sei sola. È un modo per controllarci, per metterci l’una contro l’altra e dire che se fai la brava a te non succederà mai. Ma non è così”.
A cura di Natascia Grbic
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"Dopo un mese mi stuprò di nuovo. Finalmente trovo il coraggio di parlarne a mia sorella e alla mia migliore amica, le quali mi risposero con frasi come ‘se non lo hai lasciato subito probabilmente ti piaceva', o ‘ah ma è il tuo fidanzato, quindi non è stupro". La storia di Maria (nome di fantasia, N.d.R.) è una delle tante che in questi giorni compare sulla pagina Facebook ‘Abbatto i muri'. La campagna social #tuttacolpamia lanciata da Eretica sta raccogliendo centinaia di racconti e testimonianze di donne abusate cui è stato fatto credere che se sono state molestate, violentate, era ‘colpa loro'.

"Subito dopo il matrimonio, quando ero anche con il pancione, ha cominciato ad alzare le mani. Quando sono andata dai carabinieri il maresciallo al mio racconto di ciò che mi stava succedendo mi disse: “ma tu cosa gli hai fatto per farlo reagire così?".

Non si tratta di episodi isolati. E la marea di donne che stanno prendendo parola in queste settimane testimonia che la cultura dello stupro non è qualcosa di astratto. Sta nelle voci delle persone che ti stanno intorno, di chi ti dice che te la sei cercata e che forse se avessi fatto la brava adesso non staresti qui a piangere. È concreta e si trova in ogni poro di questa società patriarcale che non vuole mai mettere in discussione le sue fondamenta. "La campagna #tuttacolpamia nasce non solo perché quello della colpa è uno stigma che ci accompagna da sempre, sia se ci stuprano sia se ci uccidono – spiega Eretica a Fanpage.it – Da sempre su Abbatto i Muri diamo voce alle esperienze. Ciò che ci interessava raccogliere in questo caso sono storie che vengono elaborate con difficoltà. Le storie sommerse, quelle che non ammettiamo nemmeno a noi stesse. Non solo perché alcuni ci danno la colpa, ma perché siamo pure noi a darcela. È nella nostra cultura, ci hanno insegnato che era colpa nostra e abbiamo introiettato il messaggio fin troppo bene".

Una volta ha preteso di fare sesso nonostante ci fosse il piccolo, di 6/7 mesi a giocare vicino a me. Ero un buco e intanto sorridevo e parlavo con mio figlio per non fargli accorgere di niente, era piccolo e ovviamente non si è reso conto di nulla ma io si. Non avevo capito in quel momento di che violenza disgustosa e maligna fosse, solo dopo l'ho capito.

"Molte di queste storie – continua Eretica – riguardano situazioni in cui non è semplice spiegare che si è subito un abuso e quale è stato il disagio. Se al fidanzato dici che non hai voglia di avere rapporti, ma poi ti svegli la notte e ti sta penetrando, è difficile far trasparire la violenza all'esterno. Chi crede a una donna che parla di stupro nel matrimonio? Chi crede a una ragazza che dice di essere stata violentata dal compagno?". Una campagna quella lanciata da Abbatto i Muri, che vuole far sentire meno sole le donne abusate e, nel caso lo desiderino, raccontare e far emergere la loro storia. Che sono tantissime e continuano ad arrivare alla pagina anche mentre scriviamo. "Era necessario si capisse che il fenomeno non è così sommerso. La cultura dello stupro e la cultura sessista ci riguardano molto da vicino. Riguardano tutti, sono anche nelle piccole cose".

Mi alzo, lui mi segue, mi blocca contro il muro e ci prova di nuovo.Io continuo a divincolarmi, a dire di no, che non ero pronta, che lo avremmo fatto presto, solo non quel giorno. Lui sembra non sentirmi, non sembra nemmeno fare troppa fatica a tenermi ferma contro il muro nonostante le mie proteste. Ad un certo punto sento un dolore lancinante, urlo, lui si stacca immediatamente, io corro verso una delle stanze e mi chiudo dentro. Sto sanguinando. Ho perso la verginità, così, contro un muro mentre dicevo di no. Comincio a piangere, lui mi lascia fare e dopo un po’ mi dice di uscire e farla finita.

Le storie raccolte da Eretica su Abbatto i Muri sono tutte anonime. Non sono riconoscibili le donne abusate né i loro stupratori. "Non siamo un'istituzione – precisa Eretica – se qualcuna vuole denunciare indichiamo un centro antiviolenza al quale rivolgersi, quello che noi facciamo è sensibilizzare in termini di ascolto, che non ha bisogno di nomi e cognomi". L'anonimato garantisce anche a chi racconta di non diventare oggetto di gogna mediatica, cosa che nei casi di violenza di genere accade, purtroppo, nel 100% dei casi. "Le donne vengono insultate e calunniate già quando denunciano per vie ufficiali, e noi vogliamo risparmiare questi abusi ulteriori. In molte temono poi il giudizio delle persone che conoscono, ed è grave, perché vuol dire che non possono esprimersi all'interno della loro rete sociale, ciò che in realtà dovrebbe fungere per loro da paracadute".

A un certo punto un ragazzo mi sfidò a uscire con lui dalla stanza dove si svolgeva la festa, e io, ubriaca e senza capire, mi feci trascinare da lui in un sottoscala. Non mi ricordo bene come successe, mi ricordo che lui mi stava sbattendo contro il muro e che si abbassava i pantaloni suoi e poi i miei, penetrandomi, con violenza e tenendomi ferma da dietro. Da lì non ricordo più niente, se non qualche flash e qualche “no” che sono sicura aver fatto uscire dalla mia bocca ma lui non aveva nessuna intenzione di fermarsi. Anzi, continuò più forte e fortunatamente non mi ricordo il dolore fisico ma solamente quello psicologico, l’umiliazione che provavo e che non avrei voluto mai che accadesse. Mi rimproverai di essere andata con lui nel sottoscala.

Ciò che accomuna queste storie è il senso di colpa che pervade le donne abusate. Nessun senso di vergogna traspare dal comportamento dei loro molestatori o stupratori, che si sentono in diritto di poter disporre del loro corpo. E che quando vengono messi di fronte alle loro responsabilità si difendono tutti allo stesso modo: "sei tu che mi hai provocato, non hai detto chiaramente no". "Uno degli scopi di chi dice che è colpa tua è farti credere che sei sola – conclude Eretica – E isolandoti vogliono indebolire la voce collettiva che invece fa sempre paura, perché crea cultura e cambia la mentalità. È un modo per controllarci, per metterci l'una contro l'altra e dire che se fai la brava a te non succederà mai. Ma se cominci a dimostrare che non è così, che non è mai stato così e che invece succede a tutte, il gioco si rompe. Non esiste al mondo una donna che non sia mai stata molestata una volta nella vita. Se lo diciamo e capiamo che non siamo sole, che non è colpa nostra, cominciamo a elaborare le nostre ferite. Insieme siamo più forti".

Per segnalare la vostra storia ad Abbatto i Muri potete mandare una mail a: abbattoimuri@gmail.com

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