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Censis: “Senza immigrazione l’Italia sarebbe un paese sull’orlo del crac demografico”

Ci sarebbero 2,6 milioni di giovani under 34 in meno. Gli stranieri, infatti, sono mediamente più giovani e fanno più figli: la percentuale di natalità è in crescita del 4% dal 2008 al 2015, al contrario di quella gentiori italiani, scesa del 15,4%.
A cura di Claudia Torrisi
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Nonostante le notizie e le polemiche di tutti i giorni, il modello di integrazione in Italia, da un certo punto di vista, tiene. A dichiaralo è il Censis, che ha defintivo uella in atto in Italia una "integrazione  molecolare", diffusa sul territorio che ha porta oltre 5 milioni di stranieri ( l’8,2 per cento della popolazione complessiva), appartenenti a 197 comunità diverse, a vivere e a risiedere stabilmente nel nostro Paese con minori rischi di etnodisagio rispetto ad altre comunità europee.

Ad ogni modo senza immigrati l'Italia sarebbe un Paese con 2,6 milioni di giovani under 34 in meno. "Sull'orlo del crac demografico", lo definisce il Censis. Gli stranieri, infatti, sono mediamente più giovani e fanno più figli: la percentuale di natalità è in crescita del 4% dal 2008 al 2015, al contrario di quella gentiori italiani, scesa del 15,4%. Su 488.000 bambini nati in Italia nel 2015, "solo 387 mila sono nati da entrambi i genitori italiani, mentre 73 mila (il 15%) hanno entrambi i genitori stranieri e 28 mila (quasi il 6%) hanno un genitore straniero". Gli alunni stranieri nella scuola (pubblica e privata) nel 2015, erano 805.800, il 9,1% del totale: "Senza gli stranieri a scuola (la maggioranza dei quali nati in Italia) si avrebbero 35 mila classi in meno negli istituti pubblici e saremmo costretti a rinunciare a 68 mila insegnanti, vale a dire il 9,5% del totale".
Nel nostro paese la presenza straniera ha un effetto non indifferente sull'economia. Ad esempio, secondo i dati del primo trimestre del 2016 in Italia si contano 449.000 titolari d'impresa stranieri, il 14% del totale. Una cifra cresciuta del 49% dal 2008 a oggi, a fronte di un calo dell'11,2% per quelle italiane. Oltre a 450 mila aziende, perdendo la presenza straniera il nostro paese dovrebbe riuninciare a 693.000 lavoratori domestici, praticamente al 77% del totale: un esercito di persone che integra i nostri servizi di welfare.

Nonostante questo, come sottolinea Mariano Bella, responsabile del Centro studi Confcommercio, "guardando dentro ai numeri non possiamo  far finta di credere che al lavoro corrisponda sempre l'integrazione". Negli ultimi sette anni, infatti, nei centri storici, "il commercio fisso ha perso il 15 per cento, quello ambulante è aumentato del 62. Le microimprese nazionali sono diminuite, quelle gestite da stranieri sono lievitate del 46 per cento,  nel settore del commercio e della ristorazione addirittura del 63 per cento. E' vero che le italiane non vogliono fare più fare  le badanti, ma paghiamole di più e saranno disposte a farlo: la realtà è che è stato  innescato un meccanismo di prezzi più bassi, qualità più bassa, redditi più bassi che avrà  effetti  sull'economia interna e sull'impoverimento dell'economia".

In effetti, dalle rilevazioni è emerso che oltre il 36% degli stranieri è occupato in mansioni non qualificate che gli italiani non sarebbero più disposti a  svolgere, e solo in 41.000 percepisce una pensione – nemmeno l’1 per cento degli oltre 16 milioni di pensionati italiani. Solo il 4,2%, invece, beneficia di altre prestazioni di sostegno del reddito (122.000).

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