Cemento depotenziato per ricostruire scuola crollata nel sisma in Emilia, 15 indagati
Avrebbero usato cemento depotenziato per la ricostruzione di una scuola crollata durante il terremoto in Emilia Romagna del 2012. Queste le pesanti accuse contro 15 persone, dipendenti e dirigenti di due aziende di costruzione, finiti nel registro degli indagati della Procura della Repubblica di Modena. L'inchiesta, condotta dagli agenti della Squadra mobile della città emiliana, ipotizza il reato di falso e truffa aggravata ai danni dello Stato. L'opera di ricostruzione infatti era un lavoro dal valore di cinque milioni di euro provenienti in parte da fondi pubblici per la ricostruzione post-terremoto erogati dalla Regione e in parte con donazioni private. L'istituto in questione è quello delle scuole medie Frassoni di Finale Emilia, una delle città più colpite dal terribile terremoto di quattro anni fa, che nel nuovo piano antisismico doveva essere un centro di ritrovo per la popolazione in caso di terremoto.
La scuola, già inaugurata nell'aprile scorso, avrebbe dovuto riapre i battenti a settembre ma la riapertura è stata in seguito bloccata per la mancanza della documentazione sul collaudo definitivo. Un collaudo che secondo i pm non poteva avvenire perché sarebbe stato utilizzato un cemento ottenuto con una miscela contenente troppa acqua e pochi materiali resistenti. L’indagine, che coinvolge due importanti ditte del settore edilizio, una attiva nella fornitura di calcestruzzi e l'altra direttamente nella costruzione, è nata per caso durante intercettazioni di polizia in un’altra indagine per traffico di stupefacenti. Uno degli intercettati, dipendente di una delle due ditte, parlava continuamente di cubetti. Inizialmente gli investigatori credevano parlasse di stupefacenti ma poi hanno scoperto che si riferiva ai campioni di cemento che sarebbero stati utilizzati per alterare i collaudi.