Cecilia Sala in carcere in Iran: dal primo allarme alla telefonata alla madre, il racconto di Mario Calabresi
"Dalla mattina di giovedì, da quando abbiamo perso le sue tracce, ci siamo uniti tutti con un unico obiettivo: portare Cecilia a casa al più presto". A parlare oggi è Mario Calabresi, direttore di Chora Media, che in una intervista al Corriere della Sera ha parlato della situazione della giornalista italiana Cecilia Sala, dal 19 dicembre scorso in carcere in Iran, al momento ancora non si sa con quali accuse. La notizia del fermo di Sala in Iran è stata diffusa solo ieri dalla Farnesina e sempre ieri la 29enne ha ricevuto la visita dell’ambasciatrice Paola Amedei, che le ha portato dei vestiti e del cibo e ha fatto sapere che la giornalista fisicamente sta bene. Attualmente Cecilia Sala è in una cella del famigerato carcere di Evin, a Teheran.
Calabresi ha parlato del viaggio di Sala in Iran – era un viaggio “a cui lei teneva molto”, era da tempo che aveva richiesto il visto e voleva rivedere le sue amiche iraniane – spiegando che il fatto che le avessero concesso un visto di otto giorni, anche con la possibilità di estenderlo, l'aveva molto tranquillizzata. “Aveva condiviso con le autorità gli incontri e le interviste che avrebbe fatto. Aveva un fixer dato dall’ambasciata”, ha aggiunto il direttore di Chora Media, descrivendo Sala come una giornalista sera e scrupolosa e spiegando che si sono allarmati già nel momento in cui non è arrivata la registrazione del suo podcast. “Non è una persona che manda in ritardo”, ha spiegato il direttore, per cui subito quel mancato invio è stato per loro motivo di allarme.
Inoltre il cellulare era spento, non si connetteva da ore su Whatsapp e Telegram e il giorno dopo hanno scoperto che non era sull’aereo che avrebbe dovuto riportarla a casa. Il primo ad avvisare l’unità di crisi della Farnesina è stato il collega e compagno di Cecilia, Daniele Raineri, poi lo stesso ha fatto Calabresi.
Poi c’è stato il contatto con la famiglia della giornalista: “Nella tarda mattina di venerdì 20 mi ha chiamato la madre dandomi la notizia che aveva sentito Cecilia. Mi ha raccontato che però sembrava come se stesse leggendo un comunicato”, ha spiegato aggiungendo che Sala nella telefonata ha solo detto che non le avevano fatto male, ma che era stata arrestata ed era in prigione. “La madre le ha chiesto che cosa le fosse successo e perché l’avessero fermata e lei ha ripetuto la stessa frase. Quando la mamma le ha chiesto dove sei, lei ha scandito ‘non posso’. E poi la telefonata si è interrotta”.
Dopo quella prima telefonata alla madre Cecilia Sala ha sentito anche il padre e il compagno, ma anche con loro ha potuto dire poco. “È riuscita a fa sapere che a Natale le hanno dato del pollo con il riso e due sigarette”.
Mario Calabresi ha spiegato anche la scelta di restare in silenzio fino a ieri: “Siamo in assenza di un'accusa formalizzata e quindi, inizialmente, la speranza era che questa cosa si potesse risolvere in fretta, motivo per cui siamo rimasti una settimana in silenzio”. “Una cosa buona dell’Italia – ha detto ancora il direttore nell’intervista ricordando anche Domenico Quirico rapito in Siria – è che non lascia mai soli i suoi cittadini. Altri Paesi hanno altre logiche. Io so che l'Italia non lascerà nemmeno Cecilia”.
Il ministro Antonio Tajani ha confermato che del motivo del suo arresto o dei capi di imputazione non si sa ancora nulla: "Non abbiamo notizie ulteriori, vedremo nei prossimi giorni. Ora l'importante è che stia bene, è detenuta in una situazione tranquilla, da sola in una cella", ha spiegato. "Non possiamo dire altro, ma stiamo lavorando in maniera molto intensa", ha assicurato il ministro.