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Cecilia Sala è ancora in carcere: prima visita autorizzata dopo 8 giorni di isolamento

La prima visita in carcere per Cecilia Sala, detenuta in Iran dal 19 dicembre, è stata autorizzata dopo 8 giorni di isolamento. Lo riferisce il fidanzato della reporter, anch’egli giornalista, in un post sui social network.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Il primo allarme per Cecilia Sala sarebbe arrivato dalla redazione di Chora Media (per la quale la giornalista lavora n.d.r), non abituata a ricevere le registrazioni delle puntate del suo podcast dal mondo in ritardo. Sala, descritta dal direttore Mario Calabresi come seria e scrupolosa, è stata infatti arrestata in Iran lo scorso 19 dicembre e la notizia della sua detenzione è stata resa nota nella giornata di ieri, venerdì 27 novembre.

Da ore si inseguono le ipotesi e le ricostruzioni su quanto possa essere accaduto. Sala aveva infatti un regolare visto giornalistico, concesso in 8 giorni ed estendibile. Secondo quanto scrive sui social il fidanzato della giornalista, la prima visita in carcere per Sala è stata autorizzata soltanto dopo otto giorni di isolamento.

"Arrivano moltissimi messaggi di solidarietà indirizzati a Cecilia – scrive Daniele Ranieri, anche lui reporter -. Appena sarà possibile, saprà di tutto questo affetto. Era andata a lavorare in Iran con un visto giornalistico. Al penultimo giorno è stata arrestata dalle autorità iraniane e rinchiusa in una cella d’isolamento nella prigione di Evin, a Teheran. La prima visita in carcere è stata autorizzata soltanto dopo otto giorni". Il papà di Sala, invece, ha ringraziato tutti per l'attenzione nei confronti della figlia, ma non ha voluto esprimersi ulteriormente sulla vicenda.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha affermato che Sala è "in buona salute" e che al momento si trova in una cella da sola. "Lavoriamo in perfetta sintonia con la famiglia e insieme ai genitori chiediamo discrezione e riservatezza per la trattativa che deve essere diplomatica e deve essere fatta nel migliore dei modi per garantire la sicurezza e il rientro in Italia di Cecilia Sala" ha sottolineato ancora Tajani.

L'arresto di Mohammad Abedini a Milano: Usa chiedono estradizione

L'arresto della reporter potrebbe essere collegato con il fermo del 16 dicembre di Mohammad Abedini, cittadino iraniano-svizzero arrestato dalla Digos a Malpensa su mandato dell'autorità giudiziaria degli Stati Uniti.

Gli Usa hanno ora formalizzato la richiesta di estradizione di Mohammad Abedini Najafabadi. A renderlo noto sono le agenzie di stampa, secondo le quali spetterà alla Corte d'Appello di Milano valutare in base alla documentazione arrivata dall'America, se vi siano o meno le condizioni per accogliere l'estradizione.

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Dopo il via libera della Corte d'Appello, deciderà il ministero della giustizia: avrà 10 giorni di tempo per rendere effettiva l'estradizione. Secondo le autorità americane, il 38enne iraniano avrebbe  "dato supporto materiale a un'organizzazione terroristica straniera", ovvero la "Ircg – corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche".

Il 38enne ha respinto tutte le accuse. L'avvocato Alfredo De Francesco, ha spiegato che "la posizione dell'uomo risulta molto meno grave di quanto sembri" e che "respinge tutte le accuse, non riesce a capire i motivi dell'arresto".

Nel frattempo si indaga per capire se effettivamente ci sia un collegamento tra il fermo dell'iraniano e quello della giornalista. 

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