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Catanzaro, detenuti padroni del carcere con droga e cellulari. Arrestata l’ex direttrice Paravati

Droga, soldi e telefonini cellulari circolavano indisturbati tra i detenuti del penitenziario di Siano grazie anche e soprattutto alla compiacenza della dirigenza. “Vi abbiamo fatto entrare tutte cose tramite pacchi. Qua vi faccio stare bene, e mi fate un mancato rientro?” diceva la Paravati a chi si lamentava in occasione di una protesta. 38 gli indagati in totale, la ex direttrice in carcere.
A cura di Biagio Chiariello
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Era direttrice del carcere di Siano (Catanzaro), ma ora sarà detenuta: il nome di Angela Paravati è uno di quelli più importanti che emergono dall'inchiesta dei carabinieri e della stessa polizia penitenziaria che ha portato alla luce l'esistenza di due organizzazioni che commerciavano droga e telefonini nel carcere calabrese. 38 indagati, 26 misure cautelari e dietro le sbarre sono finite anche la ex principale dell'istituto penitenziario, ora in servizio al provveditorato regionale e l'ex comandante della polizia penitenziaria, Simona Poli.

A proposito dell'inchiesta il procuratore vicario di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, ha parlato di un "quadro inquietante" specificando però che "il sistema penitenziario ha dimostrato comunque di avere al suo interno gli strumenti per assicurare il rispetto delle regole e della funzione istituzionale a sostegno dei detenuti e questo ci rassicura".

Le accuse nei confronti di Angela Paravati sono: concorso esterno in associazione mafiosa, falso, evasione, falsità ideologica e corruzione. Tra le imputazioni che la procura distrettuale muove all’ex direttrice c’è anche un’autorizzazione ad accompagnare un detenuto, ammesso al lavoro esterno, a visionare una casa alla quale era interessato.

"Quella del penitenziario di Catanzaro era una ‘gestione allegra'", ha commentato Capomolla. "Vi abbiamo fatto entrare tutte cose tramite pacchi… qua vi faccio stare bene, e mi fate un mancato rientro?". È una delle intercettazioni che l'hanno incastrata. Nell'occasione la Paravati accusava i detenuti di lamentarsi (c'era stata una piccola protesta) a fronte del loro presunto accordo tutt'altro che lecito.

E sul fatto che nel carcere entrasse un po' di tutto, è un detenuto al quale la fidanzata doveva inviare un telefonino occultato in un pacco di biscotti a confermarlo. La ragazza non era convinta, così per superare questi dubbi spiega di essere stato convocato dalla stessa ex direttrice la quale gli avrebbe confermato: "Fatevi mandare quello che vi pare, i pacchi non sono controllati".

"Mi assumo la responsabilità… che so che in questo carcere entrano…" e "c’è fumo". Hashish, secondo gli inquirenti.

"Un monitoraggio complesso che abbiamo attuato grazie a un'ottima sinergia con la polizia penitenziaria", ha commentato il comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro, Giuseppe Mazzullo a proposito dell'operazione. Gli investigatori – è emerso in conferenza stampa – hanno anche ricostruito importanti trasferimenti di denaro sulle carte prepagate. "Ad esempio, su una di queste, in 5 mesi – hanno riferito i vertici dell'Arma nell'incontro con i giornalisti – abbiamo registrato movimenti per 12mila euro e questo testimonia che la vendita della droga e lo smercio dei cellulari erano fonti enormi di reddito per sostenere i due gruppi criminali".

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