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Catania, scoperta casa di riposo degli orrori. Anziani anche di 100 anni legati e offesi: “Schifoso”

Vessazioni, umiliazioni, insulti. Nessuna assistenza, solo cattiveria e violenze psicofisiche: “Schifoso, sporco, più schifo di te non ce n’è, ora la lascio sulla sedia tutto sporco di pipì, come i porci”. I carabinieri hanno fatto irruzione, chiudendola all’istante, la casa di riposo villa San Camillo di Aci Sant’Antonio, in provincia di Catania. Quattro le persone denunciate.
A cura di Giorgio Scura
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CATANIA – È difficile descrivere gli abusi, le vessazioni, le violenze psicofisiche, le sadiche privazioni a cui erano sottoposti una trentina di anziani di una casa di riposo, villa San Camillo di Aci Sant'Antonio, nel Catanese. Erano lasciati nudi, a terra, tra i loro stessi escrementi. Derisi. Offesi. Con una cattiveria insulsa e odiosa perché rivolta a persone anziane e inermi che non potevano difendersi, anche un nonnino di 100 anni era finito nel mirino. Nessuna pietà. Niente cuore. Bestie.

Urla, sopraffazioni, ferite non curate che tormentavano persone di 80/90 anni con piaghe da decubito mai curate. Nessuno puliva mai, c'erano topi ed escrementi di tutti i tipi. Era un lager, vero, un orrore. Perfino la scabbia gli avevano fatto prendere… Ma per fortuna sono arrivati i carabinieri e la magistratura, e hanno chiuso tutto, salvando gli anziani. Il gip ha disposto il divieto temporaneo di esercitare l'attività imprenditoriale per un anno e il divieto di esercitare la professione nelle case di riposo e strutture di assistenza per anziani, per nove mesi, nei confronti di tre dipendenti.

L'indagine era partita nel luglio dello scorso anno, con il sequestro di alcuni telefoni cellulari. Tra questi quello di una dipendente e nella memoria c'erano numerose foto, scattate nella casa di riposo tra marzo e giugno 2019, in cui erano visibili maltrattamenti. Sono stati i carabinieri della stazione di Aci Sant'Antonio ad avviare degli approfondimenti investigativi. Durante una visita ispettiva da parte i militari coadiuvati dai colleghi del Nucleo ispettorato del lavoro di Catania, è stato accertato che in una delle camere da letto al primo piano, un ospite era letteralmente bloccato nel proprio letto.

Oltre alle persone regolarmente assunte, lavoravano in nero undici dipendenti, tra cui due delle indagate, e alcune sono state denunciate per avere percepito illecitamente il reddito di cittadinanza. Particolarmente pesanti, dunque, le violenze psicofisiche: "Schifoso, sporco, più schifo di te non ce n'è, ora la lascio sulla sedia tutto sporco di pipì, come i porci", erano le parole rivolte alle vittime. Trattamenti orribili riservati a tutti, anche a una donna che tra le lacrime veniva legata e lasciata sporca. Le microspie piazzate nella casa di riposo hanno rivelato che l'amministratore aveva omesso di vigilare sul personale dipendente così da non impedire loro di maltrattare gli anziani, in un clima abituale di vessazioni, umiliazioni e mortificazioni. Nessuna assistenza, anche a fronte delle loro ripetute richieste d'aiuto; in diverse occasioni gli anziani erano legati ai tavoli o ai letti, lavati con acqua fredda e, per punizione, non cambiati e puliti, lasciati nel letto con le lenzuola sporche; o lavati con il sapone della lavatrice, deridendoli poi per il loro "profumo di aloe vera".

La Procura Distrettuale della Repubblica ha deferito Giovanni Pietro Marchese 60 anni, amministratore unico, di Giovanna Giuseppina Coco, 37 anni (proprietaria del telefonino da cui sono partite le immagini), Rosaria Marianna Vasta e Alessandra Di Mauro, entrambe di 41 anni, dipendenti della citata casa di riposo. Tutti elementi che hanno permesso di consolidare il quadro probatorio a carico degli indagati e, così, di richiedere ed ottenere la misura cautelare concessa dal gip del Tribunale di Catania.

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