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Catania, pizzo da 5000 euro: arrestato il fratello di Nitto Santapaola

Otto persone sarebbero responsabili di estorsione aggravata per aver chiesto il “pizzo” da 5000 euro al titolare di un’attività commerciale. I proventi sarebbero serviti a mantenere le famiglie dei sodali. Tra gli arrestati anche il fratello di Nitto Santapaola.
A cura di Fabio Giuffrida
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In queste ore i Carabinieri di Catania hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di otto persone, ritenute affiliate alla famiglia catanese "Santapaola-Ercolano". Sarebbero responsabili, a vario titolo, di estorsione in concorso, aggravata dall'agevolare il sodalizio di appartenenza, ai danni di un'attività commerciale dell'hinterland catanese.

Estorsione da 5000 euro al mese

In questi 10 anni – dal 2002 al 2012 – sarebbe stato chiesto il pagamento del "pizzo" per una somma che ammonterebbe a circa 5.000 euro mensili, versata a titolo di "protezione". I provenenti dell'attività illecita sarebbero stati usati per alimentare le casse della famiglia Santapaola. Nello specifico, sarebbero serviti per il mantenimento delle famiglie dei sodali, anche detenuti. Le indagini hanno permesso di scoprire che il titolare dell'attività commerciale sarebbe stato minacciato di gravi ritorsioni contro l'incolumità personale e contro l'integrità dei beni commerciali: così gli sarebbe stato chiesto di corrispondere, in occasione delle festività natalizie e pasquali, somme in contanti oscillanti tra 2.000 e 3.000 euro. Nei primi anni, invece, sarebbe stato costretto a consegnare mensilmente la somma di 2.500 euro e successivamente 5.000 euro a titolo di "protezione".

Arrestato il fratello di Nitto Santapaola

Tra gli arrestati c'è anche Antonino Santapaola, fratello del capo Nitto, già recluso al 41bis. Il provvedimento restrittivo scaturisce dagli esiti delle indagini svolte dal Nucleo investigativo grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.

Decapitato anche il clan Mazzei

Alcuni giorni fa la Guardia di Finanza di Catania aveva arrestato 7 persone, accusate di reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e rapina aggravata. Indagini che avevano consentito agli inquirenti di ricostruire il nuovo organigramma della famiglia Mazzei, meglio conosciuta come quella dei "Carcagnusi", e che ha portato all'individuazione dei presunti reggenti del clan. Uno di questi avrebbe persino svolto azioni punitive e avrebbe preso parte attiva nella gestione di alcune attività commerciali.

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