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Cassazione: stop agli alimenti per i figli con un contratto di specializzazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un padre di Salerno affermando che il genitore non è tenuto a mantenere la figlia medico che guadagna 22700 euro.
A cura di S. P.
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La Corte di Cassazione ha dato ragione a un padre divorziato al quale la Corte di Appello di Salerno aveva ingiunto di versare 450 euro al mese per il mantenimento della figlia maggiorenne, convivente con la madre e specializzanda in medicina con un contratto di cinque anni e un compenso di 22.700 euro l'anno. I figli specializzandi in medicina che ricevono il compenso previsto dal contratto per la formazione specialistica secondo i supremi giudici non hanno diritto, infatti, a essere mantenuti dai genitori, separati o divorziati, i quali non devono versare nessun assegno all'ex coniuge. La Suprema Corte, con questa sentenza, ha dato ragione al padre che sosteneva che “erroneamente la corte di merito ha equiparato gli emolumenti dello specializzando ad una borsa di studio, negandone la natura retributiva anche alla luce della durata quinquennale e dell'importo degli stessi”.

Inoltre, secondo la Cassazione, alla specializzazione non si può attribuire una natura precaria perché vanno considerate le concrete prospettive di impiego assicurate dal numero chiuso. I giudici della Prima sezione civile hanno sottolineato che l’obbligo del genitore di concorrere al mantenimento del figlio maggiorenne non convivente “cessa con il raggiungimento di uno status di autosufficienza economica consistente nella percezione di un reddito corrispondente alla professionalità acquisita, in relazione alle normali e concrete condizioni di mercato, quale deve intendersi il compenso corrisposto al medico specializzando, in dipendenza di un contratto di formazione specialistica pluriennale, non riconducibile ad una semplice borsa di studio”.

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