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Cassazione: “Affittare un appartamento a una prostituta non è reato”

Secondo i giudici, però, è necessaria fare una specificazione: il reato non si configura solo se non vengono forniti – oltre all’immobile – altri benefit o servizi finalizzati a incentivare l’attività di prostituzione.
A cura di C. T.
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Affittare un appartamento a una prostituta come semplice locatore proprietario di un immobile non costituisce reato. Così ha deciso la Corte di Cassazione, con la sentenza 1773 dello scorso 16 gennaio con la quale ha accolto il ricorso contro il sequestro di alcuni alloggi utilizzati da prostitute in Sicilia, Messina. Secondo i giudici, però, è necessaria fare una specificazione: il reato non si configura solo se non vengono forniti – oltre all'immobile – altri benefit o servizi finalizzati a incentivare l'attività di prostituzione.

Nella sentenza la Corte di Cassazione ha spiegato che la semplice locazione a prezzi di mercato di un appartamento a una prostituta, seppur nella consapevolezza dell'attività svolta, non integra di per sè il reato di favoreggiamento della prostituzione. Questo perché il solo fatto di mettere a disposizione un appartamento non è per la Corte configurabile come "evidente collaborazione nel meretricio".

Dall'altro lato, però, i giudici hanno avvertito che il reato appare invece configurabile se, oltre ad aver dato la disponibilità dei locali e ad avere la consapevolezza dell'attività che si svolge dentro questi, vengono forniti altri benefit o servizi che favoriscano l'esercizio della prostituzione. Un esempio di questi accessori può essere rappresentato da inserzioni pubblicitare, fornitura di profilattici, servizi di ricezione di clienti o accoglienza.

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